
Per uscire dalle secche, Genova ha assoluto bisogno di un'iniezione di fiducia che può venire solo dal proprio interno, ma per cambiare rotta deve ripartire dal basso. I genovesi devono riappropriarsi dei propri quartieri, sentirsi sicuri e orgogliosi di vivere e lavorare nella nostra città. Per dare una sferzata a Genova su una nuova rotta, non si può prescindere da una profonda operazione anti degrado che coinvolga non solo il centro di Genova, ma tutti i quartieri di cintura che in molti casi, negli ultimi anni, si sono trasformati in autentiche terre di nessuno, avvilendo residenti e tessuto commerciale.
Genova ha eccellenze ancora in parte nascoste e ha tutte le carte in regola per poterne attrarre delle nuove. Penso alle imprese che operano nel settore dell'innovazione, giovani start up dalle enormi potenzialità che possono mettere radici e creare nuova e qualificata occupazione per i nostri giovani. Come assessore regionale allo Sviluppo economico ho accompagnato a ottobre alcune start up allo Smau di Milano, dopo anni di assenza della Liguria alla manifestazione che rappresenta una vetrina importantissima per il mercato dell'innovazione. Grande è stato il successo per i prodotti realizzati dalle giovani imprese che hanno saputo farsi apprezzare da un pubblico di esperti di livello internazionale.
Quando si apre e si fa scoprire, Genova genera in chi la visita una sorpresa inaspettata: penso alle delegazioni di incoming che, attraverso Liguria International, abbiamo portato in città per conoscere i nostri prodotti tipici, il nostro centro storico e il nostro artigianato di qualità. Nessuno dei partecipanti, venuti da ogni parte d'Europa e del mondo, è rimasto deluso, se mai piacevolmente colpito. Sono solo alcuni degli esempi che dimostrano che Genova e i genovesi, quando hanno l'occasione di mostrarsi, sono in grado di vincere ogni sfida.
Lo sforzo che la città, la politica genovese e il mondo economico devono fare per dare una visione a medio e lungo termine di sviluppo è quello di non appiattirsi su se stessi, di abbandonare l'ottica delle rendite di posizione, di una sorta di autoconservazione della specie che negli ultimi vent'anni ha relegato Genova a un ruolo periferico sia a livello nazionale sia europeo.
Genova è il primo porto del mediterraneo. Il nostro scalo è la prima industria cittadina, con 54mila occupati e 11 miliardi di euro all'anno generati. Il porto, oggi rinnovato nella propria governance, può costituire il perno di un nuovo impulso alla nostra città, sbloccando opere e investimenti nei collegamenti con gli assi trasportistici con la Pianura Padana, di cui siamo sbocco naturale, nelle infrastrutture e nell'efficientamento per rendere finalmente le attività portuali integrate – e non subite - con i quartieri e la città.
*Assessore allo Sviluppo economico e Porti Regione Liguria - Segretario regionale Lega Nord Liguria
IL COMMENTO
Il partigiano Bisagno e la lezione ai giovani
Caro Leone il tuo articolo è una fotografia del commercio di dieci anni fa