Il dibattito promosso da Primocanale sul futuro dello sviluppo della città di Genova deve partire da una premessa che è già stata richiamata da alcuni interventi fra cui quello del Rettore dell’Università Paolo Comanducci. Nel mondo le aree che attraggono capitale umano emergente sono anche quelle economicamente più floride. In contesti deboli sotto il profilo demografico, come Genova, dove vi sono componenti ormai strutturali di invecchiamento della popolazione da moltissimi anni, occorre saper attrarre persone giovani con politiche adeguate.
Ma per attrarre nuovi abitanti ci vogliono una qualità urbana e della vita elevata, dinamicità del contesto locale, buone scuole e buone università e vivacità della scena urbana, altrimenti è molto probabile che non solo non arriveranno nuovi giovani, ma anche quelli che già ci sono si traferiranno e sceglieranno di vivere altre città.
Vi sono poi altri due fattori, talvolta poco considerati, che possono influire sullo sviluppo di un territorio: il clima sociale generale (qualità delle relazioni sindacali, sistemi di welfare municipale, politiche di integrazione). Le politiche pubbliche devono creare tutte le condizioni per attrarre nella nostra città talenti, persone con alti livelli di qualificazione e alti titoli di studio, occorre impegnarsi su questo fronte.
Le istituzioni hanno un ruolo importante nel promuovere e indirizzare i processi di sviluppo, talvolta si rileva una presenza sempre meno rilevante e sempre meno efficace rispetto alle problematiche emergenti, il problema dell’efficacia delle azioni istituzionali e delle politiche pubbliche è secondo me un tema molto rilevante soprattutto in periodi di risorse scarse.
Accanto a questo, e strettamente collegato, vi è il tema della valutazione di questa efficacia nelle azioni portate avanti, non basta saper spendere i soldi (spesso le istituzioni non sanno fare neppure quello), ma occorre valutare come vengono impiegati, quali processi mettono in moto, quali risultati ottengono e anche quali potrebbero essere gli usi alternativi. La carenza di capitali e investimenti imprenditoriali locali e le deboli capacità organizzative e gestionali delle istituzioni non possono essere colmati dal trasferimento redistributivo di risorse (sempre più scarse).
Per molti anni si è sviluppata la tendenza, da parte della classe politica locale, a valutare gli interventi, non in termini di efficacia rispetto a bisogni o problemi emergenti, ma in termini di “produttività elettorale”. In una situazione sempre più caratterizzata da risorse pubbliche non illimitate, da verifiche sempre più marcate sull’efficacia della spesa (spending review), dalla necessità di ottenere risultati e consenso in tempi brevi occorre capire, una volta per tutte che le risorse pubbliche da sole non bastano a produrre sviluppo duraturo, né si può pensare di continuare a distribuirle senza una verifica sui risultati conseguiti.
*Università IUAV di Venezia
politica
Istituzioni efficaci per promuovere Genova
Occorre saper attrarre persone giovani con politiche adeguate
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