
L'indagine scaturisce dai controlli del Nucleo operativo ecologico che hanno fatto emergere la condotta criminale. Le verifiche dei carabinieri, durate più di un anno, hanno portato alla denuncia, a vario titolo, di 10 persone ed altrettante aziende. Tutto società che costituivano un vero e proprio sistema, ben rodato e collaudato, che permetteva di conseguire profitti illeciti ben superiori a quelli ottenibili operando secondo le normative sul trattamento e recupero dei rifiuti.
L'illecito classico era il riuso del bitume scarnificato dalle strade prima delle riasfaltature: invece di essere trattato e riutilizzato o inviato allo smaltimento come rifiuto speciale con adeguato trattamento, veniva subito riutilizzato. Adoperato, se possibile, nello stesso cantiere stradale, o se i tempi dei lavori non lo permettevano, "venduto" con accordi privati ad una ditta di un imprenditore compiacente che lo rimpiegava facendolo passare per materiale trattato o nuovo.
Molteplici gli illeciti commessi: uno puramente economico in danno del committente che pagava per trattamenti e lavori mai eseguiti o eseguiti senza seguire i capitolati. I lavori compiuti con qualità scadente avrebbero potuto diventare soggetti a frane. I danneggiati, riferiscono gli inquirenti, sono tutti cittadini privati e nell'inchiesta non figurano grandi opere o cantieri di enti pubblici. Altri illeciti realizzati dagli indagati sono in danno dell'ambiente: gli imprenditori utilizzando bitume non trattato inquinavano il terreno e le falde acquifere.
IL COMMENTO
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