Nella puntata di Macaia, lunedì sera su Primocanale, dibatteremo con docenti universitari, commercianti, sondaggisti, manager, insegnanti e studenti, il risultato di una indagine, pubblicata in questi giorni, sulla percezione di Genova da parte di mille giovani non genovesi. Il risultato è interessante, in parte sorprendente, in parte abbastanza scontato.
Gli intervistati rispondono che Genova è bella, dinamica e attraente, ma che se dovessero scegliere dove andare a vivere e lavorare preferirebbero a parte Milano, città come Torino, Bologna o Firenze. Genova supera Napoli e Palermo e questo è già un buon risultato perché fino a qualche tempo fa almeno Napoli pizza e ammore ci batteva ancora.
Tutte le positività della nostra città, compresa la essenziale voce del cibo (a Genova da un po' finalmente si mangia anche bene senza essere derubati) si scontrano con le solite difficoltà, prima l'isolamento e i giovani giustamente detestano vivere isolati, poi la mancanza di occasioni di lavoro. Le start-up sono una cosa meravigliosa come le focaccette di Vesima, ma senza industria le attrattive crollano.
Però i giovani non vorrebbero vivere a Genova perché è una città senza punti forti, attrattive "pesanti", eccellenze riconosciute e pubblicizzate. Solo I'IIT traina, ma una élite importante, e, proprio perché élite, ancora ristretta.
Torino piace per la cultura totale che emana e che è stata intelligentemente sfruttata dalla giunta Fassino e ora dalla Appendino e da politici lungimiranti come Chiamparino. Bologna piace per la sua storica Università, Firenze per l'arte e lo chic. Genova ha di tutto un po'. Senza picchi.
Eppure avrebbe un motore straordinario che in passato ha sostenuto e che da qualche anno gli amministratori sembrano fare di tutto per avvilire: il centro storico.
Certo che non è facile rilanciare un luogo così vasto e delicato, così affascinante e inquietante, in bilico tra diritti di chi ci abita e bisogni di chi ci lavora e investe. Ma lo sforzo che avrebbe dovuto fare la giunta Doria, così declinata inizialmente verso cultura e sociale, era proprio questo. Inventarsi una strategia per il centro storico non abbandonandosi o alle richieste di chi vuole dormire o alle sollecitazioni di chi vuole anche il divertimento. I giovani, appunto che sono gli unici che hanno la forza anche fisica di rendere questa parte di Genova viva e vitale.
Invece è stato spento da regole stupide, abbandonato a sfregi e degrado. Tassato e spremuto. La nuova amministrazione che verrà speriamo che metta all'assessorato al centro storico, che una volta era uno dei più importanti, una persona eccezionale. Già, eccezionale. Perché? A Genova non ci sono eccellenti professionisti capaci?
Infine non piangiamo sul fatto che a Genova il turista si ferma poco più di due giorni. Io mi fermo di più solo a Londra o a Parigi. Ma a Venezia dopo 48 ore non ne posso più di folla e piccioni scagazzanti e a Napoli lo stesso per colpa di mariuoli e disordine. Va bene così. E poi, magari, riflettiamo sulla risposta più interessante del sondaggio che offre una precisa e impietosa valutazione: Genova non è depressa, ma sono i genovesi che la deprimono!
politica
Genova non è depressa, sono i genovesi a deprimerla
Spicchi d'aglio
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