
Secondo l’accusa, Izzo avrebbe fatto da tramite a un presunto boss della camorra per falsare il risultato di Modena-Avellino (1-0) e Avellino-Reggina (3-0). Ma sono ancora molti i punti che non tornano, secondo il suo difensore. “Questo presunto camorrista pentito, del quale non c’è alcun riscontro – spiega De Rensis – dice che si servivano di Izzo per truccare le partite: ma lui era un ragazzino che nello spogliatoio contava meno di zero”. Continua l’avvocato: “In una partita era in panchina, aveva chiesto lui non giocare perché rientrava da un infortunio. Nell’altra era addirittura in tribuna"
“Ci sarebbero stati contatti al telefono con Millesi e Peccarisi, mentre si scaldavano in campo, in cui sarebbero stati promessi 15 mila euro per far segnare il Modena. Ma questo telefono dov’è finito? Così è facile accusare. E poi Peccarisi non c’entra nulla con l’azione del gol”, prosegue De Rensis. Che punta il dito sul sistema di giustizia sportiva: “Una follia. La procura federale, oltre a condurre le indagini, decide chi va a processo. E infatti ci vanno tutti. Possibile che non si possa inserire una figura terza? Sono stufo di vedere questo sistema, deve essere riformato”.
In caso di condanna, la sentenza verrebbe subito applicata. Rischia cinque anni di squalifica. “E anche se dovesse uscirne indenne la Procura federale farà appello”, osserva De Rensis. Ma l’avvocato non ci sta: “Devono prima passare su di me. Ho fatto tutti i processi per calcio scommesse, tutti. Qui si accusa un giocatore fantasma di un illecito fantasma. Non sarà solo un danno per il Genoa, qui c’è in gioco una persona. Izzo è un essere umano, con moglie e figli. Qui ci sono in ballo delle vite”.
IL COMMENTO
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