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Stasera la stracittadina, unico evento che coinvolge una città in crisi e senza obiettivi
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Qualche settimana fa in un’interessante puntata di “Macaia” su Primocanale ci si chiedeva se Genova è una città depressa oppure no. Il calcio evidentemente in questa città agisce da “Tavor”:  forse non è un bene, ma occorre rifletterci su.

Il derby porta al Ferraris 33.000 spettatori. Un dato inatteso visto il campionato deludente del Genoa e solo decente della Sampdoria, un numero che si traduce anche in un giro d’affari di qualche centinaia di migliaia di euro, biglietti esclusi. Una stracittadina pane e salame, non certo con gusto d’aragosta viste le ambizioni, che devono suggerire qualcosa a chi gestisce e gestirà il capoluogo di Regione.

Sì, c’è fame di eventi. È vero che vent’anni fa o anche più allo stadio per il derby ci andavano in 50.000 o 40.000 ma intanto Genova è passata da 800.000 abitanti a meno di 600.000, con molti anziani. Vuol dire che stasera la popolazione attiva è rappresentata da un genovese su 13 allo stadio. Cos’è che sotto la Lanterna scatena questo interesse? I comizi si fanno nei teatrini o nei cinema, le lotte sindacali in piazza sono un rivolo e non piu’ un fiume, l’ultimo concerto vero con Vasco Rossi è stato fatto circa vent’anni fa e poi?

C’è crisi, manca il lavoro, non ci sono obiettivi, non c’è un punto di arrivo, manca un progetto. Genova ha avuto i mondiali nel ’90, poi le Colombiane, poi il G8, con tutto ciò che di triste ha portato, non dimentichiamolo, infine nel 2004 è stata capitale europea della cultura. Insomma si è lavorato per qualcosa, magari un’illusione, un sogno, comunque una motivazione. E adesso?

Aspettando che qualcuno batta un colpo ecco il piccolo derby, il nostro Palio. Non ci sono Mancini e Vialli, mancano Skuhravy e Aguilera, sembrano distanti persino dimenticati Cassano e Milito eppure bastano Muriel e Pinilla per avere un argomento. Il pallone è malato, in Italia c’è da turarsi il naso pure sullo sport più amato, però è una piccola occasione da non perdere. Per questo il derby nuovamente partecipato è anche un monito ai presidenti Ferrero e Preziosi che portano avanti le due squadre.

Ferrero è di Roma e avrà visto che l’ultimo derby della capitale è andato quasi deserto, Preziosi, che non sarà in tribuna perché polemicamente distante dalla tifoseria che lo contesta, dovrà ammettere che la gente genoana c’è e si accontenta. La lezione per questa sfida è arrivata dal popolo, ognuno ora lo interpreti come vuole e i giocatori non ci deludano: dagli spalti ci sarà amore per i rossoblucerchiati e a questo punto anche per la Genova depressa, ma orgogliosa e non solo per due ore.