
"Il ministero convocherà tutte le parti in causa nelle prossime settimane, non possiamo che essere soddisfatti se c'è la volontà di affrontare in modo strutturale la questione del lavoro flessibile in porto", commenta il console della Compagnia unica lavoratori portuali del porto di Genova, Antonio Benvenuti. L'ipotesi è partire da una norma nazionale che aggiorni quella che risale al 1995 e che poi andrà declinata nei singoli scali.
A Genova da anni la Culmv chiede di discutere perché il 'modello' della Compagnia, che si fa carico della flessibilità, è apprezzato da tutti, ma non si arriva all'equilibrio di bilancio. "Il modello non è contestato da nessuno perché in tutta Europa consente di assorbire i picchi di lavoro con flessibilità - ha detto anche il presidente dell'Autorità di sistema Genova-Savona, Paolo Emilio Signorini a margine del comitato di insediamento dello scalo stamattina - per fare questo bisogna che ognuno ci metta il suo: c'è la tariffa che è concordata con i terminalisti, l'Autorità portuale può mettere risorse dalle tasse portuali e lo Stato un contributo che io vedo legato alla formazione".
IL COMMENTO
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