Secondo quanto si è appreso, la statua, inserita nello speciale elenco delle opere d'arte da ritrovare, sarebbe stata posta all'asta da un privato che l'aveva ricevuta da un famoso restauratore.
Che fosse sparita nessuno lo sapeva: solo nel 2001 i curatori del museo hanno sporto denuncia. E da quel momento il Sant'Antonio col porcellino era stato iscritto nello speciale indice 'Arte in viaggio' del Nucleo Patrimonio artistico dei carabinieri dove finiscono le opere più importanti rubate in Italia. Le indagini sono state difficili perché la scena del crimine non era certo fresca.
Però sia il vetro blindato che custodiva l'opera che il portone del museo non avevano segni di effrazione. Semplicemente la statua si era 'smaterializzata' dalla nicchia dove era custodita. Da qui sono partiti i carabinieri che però, di recente, hanno intravvisto la statua nel catalogo di una famosa casa d'aste genovese: era stata già battuta per 40 mila euro e stava per essere impacchettata e spedita all'acquirente in Francia.
La statua è stata subito sequestrata e sentito il venditore che ha ammesso di averla avuta molto tempo fa da un noto restauratore ormai deceduto. Così il sant'Antonio col porcellino, al quale tra l'altro manca un orecchio, è tornato al museo. Ma i carabinieri, esaminando la preziosa opera d'arte, hanno scoperto che dietro a questa statua c'è ancora un mistero: un codice, 1565, e una sigla Gpb. Così si sono messi al lavoro su questo e hanno scoperto che quel numero e quella sigla corrispondono alla schedatura della Galleria di Palazzo Bianco, un altro dei grandi musei genovesi. E allora, perché Sant'Antonio è finito al museo di sant'Agostino?
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