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L'ex governatore di Bankitalia incontra gli universitari a Genova
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 Le riforme istituzionali? “Non servono, occorre una riforma del costo del lavoro. Solo così saremo competittivi”. A dirlo è Antonio Fazio, ex governatore della Banca d’Italia, oggi pomeriggio a Genova per una lezione che ha visto partecipare centinaia di studenti universitari nell’Aula Magna dell’Albergo dei Poveri. “L’economia italiana: le sue prospettive” il titolo dell’incontro, incentrato sull’analisi dei fenomeni macroeconomici alla base della crisi in Europa.

“Ho cercato di mettere in luce due aspetti – dice Fazio a margine – l’insufficienza della domanda globale nell’area dell’euro e all’interno dell’aerea dell’Euro lo squilibrio di competitività tra l’Italia e le economie più forti. La politica monetaria che sta facendo la banca centrale va nella giusta direzione, ma il problema è che c’è una carenza di investimenti”.

“Non a caso – prosegue – un uomo politico che hanno tanto criticato ma che capisce bene le variabili macroeconomiche ha detto: bisognerebbe che la Bei mettesse in atto una spesa sul piano di investimenti che è in grado di raggruppare esaminando i dati che forniscono diversi Stati, e li finanziasse con le sue obbligazioni che hanno uno standing alto. Questo farebbe ripartire immediatamente l’economia. Un po’ il piano Juncker andava in questa direzione, poi lo hanno fermato perché i soldi non ci sono”.

“Ma in macroeconomia, come ci ha insegnato Keynes, quando c’è disoccupazione il risparmio viene dalla spesa. C’è una carenza di domanda posta in luce dalla deflazione, dalla disoccupazione veramente alta in tutta l’area Euro e dal surplus della Germania che lo accumula nei confronti dell’estero. È una sorta di neo mercantilismo”, prosegue l’analisi di Fazio.

Ed ecco il punto: “C’è un problema nell’ambito di competitività dell’Italia. Il costo del lavoro per unità di prodotto è fuori linea rispetto alla Germania e alla Francia, che sono i nostri maggiori competitori. In Italia cresce di quasi il 3% in tre anni, in Germania e Francia dell’1-2%. Si vede di conseguenza la produzione industriale che va giù e tutto il sistema economico che va giù. Quando si parla di riforme, non serve la riforma del Senato. Occorre una riforma del costo del lavoro. Occorre abbassare il costo del lavoro e aumentare la produttività. Se si riesce a lavorare così l’euro avrà lunga vita. Se i Paesi aumentano la loro competitività l’euro va avanti, altrimenti siamo in un vicolo cieco in cui ogni anno perdiamo qualcosa”.

Alla fine riserva una breve battuta a Genova:
“Era da tanto che non venivo, la trovo una città molto interessante”.