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La frattura all'interno del Pd, specie al Senato, anche se apparentemente i voti dovrebbero restare gli stessi, porta di fatto a contrasti molto forti, che potrebbero generare in qualsiasi momento la nancanza di voti essenziali.

Ap di Alfano è ormai arrivata alla fine, se Berlusconi volesse si potrebbe riprendere 10 parlamentari, mettendo fine a quel progetto politico. Ma questo causerebbe la mancanza di voti per il Governo in Senato, con conseguenze evidenti. Invece Berlusconi vuole andare avanti sino al 2018 e quindi non approfitta della debolezza di Ap per un ritorno a casa dei transfughi, che chiedono perdono pur di sperare in un futuro politico.

Renzi non deve farsene accorgere, ma vinte le primarie del Pd gradirebbe andare al voto: con qualsiasi legge, pur di sfruttare il momento che lui ritiene propizio e sull'onda del successo interno al partito.

Poi ci sono i voti di fiducia e, domani, l'elezione del Presidente della prima Commissione Affari Costituzionali del Senato ( dove dovrebbe comunque passare la nuova legge elettorale) che può determinare equilibri piu' o meno graditi al Pd. A giugno le elezioni amministrative, fra le quali spiccano quelle di Genova e Spezia, ma senza dimenticare quelle siciliane.

Chiusi questi capitoli, in autunno sarà il momento del Def, più altri passaggi che nell'insieme fanno tremare i polsi a chi tenta di tenere in piedi Governo e Paese in attesa di una omogeneizzazione delle leggi elettorali di Camera e Senato.

Come si vede, le incognite sono molte e sono sempre più frazionati gli attori che possono incidere sul futuro del Governo. Un incidente può accadere, sia perché qualcuno degli attori lo vuole, ma anche perché potrebbero incrociarsi diverse posizioni in modo casuale.

La verità è che lo scenario politico è appeso quotidianamente a un filo e disegnare strategie per il bene del Paese è davvero molto difficile. In troppi pensano solo al proprio futuro.