
I migranti sono stati dall’inizio al centro del Pontificato di Papa Francesco. Un anno fa la visita a Lesbo, periferia d’Europa, dove il Papa è voluto andare per incontrare chi scappa dalle guerre e che, arrivando in Europa, non realizza le speranza ma si trova spesso rinchiusa in campi di accoglienza.
“A Ventimiglia abbiamo conosciuto tante storie umane, tristi, terribili - ricorda don Rito - in molti hanno perso la vita sull’autostrada, sulle rotaie dei treni, sui sentieri” . E risuonano le parole di un tweet del Pontefice: “I profughi non sono numeri, sono volti e persone”.
“Non siete soli, troppe volte non vi abbiamo accolto” ha detto a Lesbo Papa Francesco lanciando un appello all’Unione Europea. Da un anno a questa parte però nulla sembra essere cambiato. Gli sbarchi continuano e sono destinati ad aumentare. E così lo è anche per Ventimiglia dove l’emergenza non è mai finita e ora con l’arrivo dell’estate l’amministrazione, i commercianti temono una nuova invasione della cittadina di frontiera.
Don Rito a Ventimiglia dopo aver accolto migliaia di donne e uomini ora si concentra sui ragazzi, minorenni arrivati in Italia non accompagnati. Venti anni fa è partito dalla Colombia dalla regione dei narcos, dei guerriglieri ed è arrivato in Italia e racconta che non poteva non accogliere: “Nella mia mente pensavo ai miei genitori, ai mie fratelli costretti a fuggire senza potersi portare neanche le pentole e da cristiano poi non potevo chiudere cuore, occhi e porte a queste persone”.
“Vorrei dire a Papa Francesco - conclude don Rito - di continuare a incoraggiarci ad annunciare il Vangelo con la nostra vita non con le parole".
E chissà che Francesco non raccolga l'appello di don Rito.
IL COMMENTO
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