porti e logistica

Un nuovo modello sui moli guardando a tutti i lavoratori
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 Un modello che modernizzi il lavoro sui moli, contemperando le esigenze dei terminalisti e al tempo stesso riconosca i diritti dei lavoratori e delle compagnie portuali. Eventualmente, arrivando anche alla fusione delle tre realtà oggi esistenti a Genova e Savona, vale a dire la Culmv, la Pietro Chiesa e la Pippo Rebagliati.


L'obiettivo di cui ha parlato in un vertice il presidente dell'Autorita' portuale Paolo Emilio Signorini è certamente ambizioso. Ma, soprattutto, sembra poter segnare una svolta. Il 9 maggio, data del summit convocato dal Ministero dei Trasporti  retto da Graziano Delrio, cominceremo a saperne di più. È tuttavia già adesso si può affermare che questa ennesima partita riguardante il rinnovamento della vita negli scali portuali parte quantomeno con il piede giusto: un indirizzo politico che restituisca valore e dignità al lavoro portuale è importante anche al di là della sua prima destinazione. Può diventare, cioè, un importante messaggio che riguardi l'intero mondo del lavoro, oggi attraversato non solo da una profonda crisi di numeri (intesa come dati occupazionali), ma anche da una devastante riduzione dei diritti e dello stesso potere d'acquisto delle retribuzioni.
 

Tecnicamente è presto per formulare qualsivoglia considerazione nel merito di una revisione del modello di lavoro nei porti, ma che ci sia potenzialmente la possibilità di compiere un passo avanti importante è testimoniato sia dalle affermazioni di Signorini sia dall'accoglienza che esse hanno avuto ad opera, ad esempio, del leader della Culmv Antonio Benvenuto: "Dopo nove anni di immobilismo, aprire dei tavoli di discussione è già un successo". 
 
È importante che questo avvenga dopo una riforma difficile e tormentata, ma infine condotta in... porto - è il caso di dirlo - dal ministro che più di altri sembra incarnare la capacità di rimanere molto aderente alla realtà (saranno i precedenti da sindaco di Delrio?) e che ora viene messa alla prova dei fatti da un presidente di Autorità portuale, nel caso di Genova-Savona, scelto da una felice concertazione fra il ministero stesso e la Regione Liguria. Con un dato che merita la sottolineatura: il governo è a trazione centrosinistra, mentre la Regione - guidata da Giovanni Toti - è invece di centrodestra. Una differenza di colorazione politica che non ha impedito di fare, fin qui, un buon lavoro. 
 
La regola è che volere è potere e questa vicenda sta lì a dimostrarlo. Se avremo un esito positivo anche nella costruzione di un nuovo modello del lavoro sulle banchine sarà stato compiuto un altro passo avanti. E se questo si tradurrà anche in un precedente che potrà migliorare la dignità del lavoro in senso più ampio, cioè anche fuori dai moli, vorrà dire che una certa tendenza sta cominciando a cambiare. Del resto, con i lavoratori (soprattutto i più giovani) ridotti nelle condizioni attuali, anche il governo più miope comprende che non si può andare avanti. L'essenziale è smaltire il prima possibile l'ubriacatura dei jobs act e affini. E se ciò comincerà dal sistema portuale Genova-Savona per i liguri sarà una doppia buona notizia.