
Il cardinal Bagnasco ha incontrato la stampa per fare un bilancio dei suoi dieci anni alla guida della Cei, "anche se - ha confidato - non sono bravo a fare bilanci né di economia né di altro". Parlando confidenzialmente, lui che ha avuto un ruolo così importante di responsabilità nella Chiesa, ha detto che la sua natura "è invece riservata, timida. A scuola diventavo sempre rosso quando l'insegnante faceva il mio nome e poi sono arrivato a dover affrontare anche voi, come leoni nell'arena", ha scherzato parlando con i giornalisti.
A chi gli faceva notare che la Chiesa italiana su alcune questioni, a partire dai temi etici, mostri una prudenza maggiore rispetto al passato, Bagnasco ha replicato: "Nell'ultima prolusione all'assemblea dei vescovi, come in tutte quelle precedenti, ho sempre affrontato i temi etici. E anche con i vescovi ne abbiamo sempre parlato e siamo tutti d'accordo" ma questo non emerge, a parere del cardinale neanche quando parla il Papa.
"Se leggiamo i documenti del Papa ci sono certe cose che non emergono mai, nessuno ne parla. Perché? Dice cose rivoluzionarie come quando nella Laudato si', parlando di economia umana, ha evidenziato che c'è un eccesso di modernità e illuminismo. Nessuno lo ha scritto, il silenzio, mentre su altri temi si fanno grandi fanfare".
Sulle dimissioni di Benedetto XVI: "Ero occasionalmente presente a quel Concistoro, nessuno di noi sapeva niente. Io ma anche gli altri cardinali presenti abbiamo pensato di non avere capito il latino. Abbiamo vissuto un attimo di sconcerto per quella decisione ma poi, con la fede e la preghiera, è stato superato, ed è arrivato Papa Francesco che ha subito suscitato simpatie, speranze, fiducia. Fin da subito ha insistito con forza, vigore, convinzione che la Chiesa deve essere vicina alla gente. E la Chiesa in Italia ha una storia di assoluta prossimità alla gente, la nostra gente ce lo riconosce".
Bagnasco ha fatto l'esempio dell'azione svolta dalla Chiesa italiana in aiuto alle situazioni di povertà: "Complessivamente distribuiamo venti milioni di pasti: questo è un Paese affamato". Il momento più bello e quello più brutto di questi due mandati da presidente dei vescovi? "Il più bello: tutte le volte che qualche mio confratello mi ha dato una pacca sulle spalle o a parole, o con un gesto, o anche con un silenzio. Il peggiore: le situazioni difficili in cui la tensione si tagliava, come si dice, con il coltello. Sono stato segnato da questi passaggi difficili, di carattere sociale, che però poi si sono sempre sciolti".
IL COMMENTO
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