Quale posto migliore per aspettare papa Francesco, che arriva, e per ricordare Giovanni Paolo II che è venuto due volte e Benedetto XVI nella sua visita, della Madonna della Guardia?
Sali in una giornata di primavera un po' nuvolosa in cima alla montagna, verso il Santuario più amato dai genovesi per incontrare monsignor Marco Granara, il rettore, ma anche il testimone di quelle visite e il protagonista della prossima, tra pochi giorni. E incontri non solo quella memoria di tre papi in transito e in arrivo, ma anche “lo specifico” della Guardia, il suo fascino trasmettibile ovunque, proprio dagli Appennini alle Ande e oltre che Granara custodisce e aggiorna continuamente.
Il Rettore parla seduto davanti alla telecamera di Primocanale nell'appartamento del Papa, al secondo piano del Santuario, in quell'ala riservata dove ha riposato e cenato papa Ratzinger nella sua visita del 2008, dove è arrivato anche papa Woytjla nel 1985, nella prima delle sue visite genovesi. E dove arriverà Francesco per incontrare i poveri, i profughi, i giovani i detenuti, proprio qua sotto, nel grande spiazzo, davanti alla facciata della chiesa e poi nel refettorio, di fianco.
Granara ricorda e spiega da perfetto testimone quelle visite anche un po' lontane nel tempo, da lui vissute da prete genovese, vicino ai cardinali arcivescovi di allora, Siri, Canestri e poi l'attuale “pastore”, Angelo Bagnasco.
Era un mondo diverso, era una chiesa diversa, era una città diversa quella delle visite lontane, ma anche quella delle visite più vicine. Nel 1985 era la chiesa di Giuseppe Siri, il cardinale-principe, tradizionalista, formale, forte nel tono della voce e nei suoi principi, il papa mancato due volte secondo i racconti dei Conclavi “storici” del Novecento.
Nella seconda visita di Giovanni Paolo II, con il famoso discorso dalla finestra di palazzo san Giorgio, era la chiesa di Giovanni Canestri, definito un “pastore “ di transizione e che, invece, Granara ci racconta in ben altro modo.
Fino alla visita di Ratzinger, il suo avventuroso arrivo in cima alla Guardia in una notte di tempesta, di vento e di pioggia, con l'elicottero che non poteva decollare e il papa che si sarebbe scusato per il ritardo dell'arrivo con le suore del refettorio.
E' un pezzo della storia della chiesa di Genova che viene fuori dalle parole del testimone monsignor Marco Granara, ma è soprattutto il ruolo centrale della Guardia che emerge e che il rettore spera di trasmettere a Francesco, un Papa che viene “dal mondo alla fine del mondo”. Lontano, lontanissimo, ma dove i segni della Guardia sono tanti, continui, lungo quel filo che lega anche la famiglia di Bergoglio al viaggio tra il nostro porto e l'Argentina. Dalla Guardia si vede, o meglio si intuisce il porto di Genova, ma si distingue bene la rotta dei bastimenti che ne escono e il Papa potrà immaginare i sentimenti della sua famiglia a bordo di quella nave che si lasciava dietro la terra italiana e affrontava il grande mare, i grandi orizzonti. Dai quali un giorno del maggio 2017 sarebbe tornato un loro figlio, fatto Papa a Roma.
L'intervista andrà in onda su Primocanale (canale 10) stasera alle 21 e alle 23, domani alle 8.30 e lunedì alle 13.30.
cronaca
Storie di due Papi a Genova aspettando Francesco alla Guardia
L'intervista a mons. Granara alle 21.00
2 minuti e 41 secondi di lettura
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