
Si tratta di Vincenzo Di Troia, della figlia Giulia e del marito Raffaele De Carlo. I Di Troia sono infatti i proprietari del terrazzino che crollando causò lo smottamento del terreno che andò a riversarsi lungo i binari della ferrovia.
Davanti al gup compiranno anche Damiano Bonomi amministratore unico della Costruzioni Edili Bergamasche e realizzatore del terrazzo, il tecnico Giovanni Bosi che si sarebbe dovuto occupare di verificare la stabilità della struttura in cemento armato. Il sesto imputato è il genovese Franco Dagnino, dirigente della Ferservizi. Quest'ultimo secondo i pm, pur conoscendo i dissesti della struttura, non li avrebbe riferiti ai superiori e ai vertici della Rfi.
Per tutti l'accusa è di disastro ferroviario, frana e crollo colposo di un terrazzino adibito a parcheggio.
Sull'intercity diretto a Ventimiglia quel giorno viaggiavano circa 200 persone. Per Giovanni Battista Ferro, sostituto procuratore della repubblica i sei imputati dovranno rispondere anche della prevedibilità dell'evento. Secondo Ferro infatti "solo per circostanze assolutamente fortuite, dopo aver percorso ancora circa 150 metri di linea, il convoglio si arrestava contro un costone di roccia a picco sul mare posto a valle della scarpata interessata dalla frana e dal crollo".
Quell'incidente di fatto paralizzò completamente la rete ferrioviaria della regione. Infatti i collegamenti tra il levante e il ponente della Liguria vennero interroti per i successivi mesi.
IL COMMENTO
Dai dazi di Trump al voto per Genova, quando il mondo va alla rovescia
"Ti ricordi Bilancia?" 17 vittime scelte per odio e per caso