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Sconfitta storica, ma i dem litigano e perdono da due anni
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Un buon punto da cui ripartire è il battibecco in diretta tra Lunardon e Regazzoni mentre prendeva forma, voto dopo voto, la vittoria di Bucci, Peracchini e il centrodestra. Con Franco Manzitti che notava: "Ma vi rendete conto che state spiegando al pubblico perché avete perso?". Sembrava di tornare al 2015, quando un Pd allo sfascio consegnava a Giovanni Toti le chiavi della Regione, ignorando che quello sarebbe stato l’inizio di una catastrofe senza precedenti. Persa Savona nel 2016, quindi Genova e La Spezia in un solo colpo, un risultato che entra nei libri di storia.

"Più che una vittoria del centrodestra, siamo noi ad aver perso", osservava l'amareggiato Crivello nella conferenza stampa notturna mentre Bucci prendeva possesso di Palazzo Tursi tra striscioni tricolori e ovazioni da stadio. La sconfitta oggi è di quelle che bruciano. Non un brutto sogno, ma la dura realtà. Alla Spezia Manfredini ha pagato cara la frammentazione, Genova invece è stata il test di un centrosinistra riconciliato dopo la scissione. E invece niente, il modello Crivello è già naufragato.

"Colpa della crisi nazionale", dicono i dem. Solo 6 capoluoghi su 22, un bottino asfittico. In qualche modo anche i Cinque Stelle si trovano col dito puntato contro, rei di aver votato il centrodestra, come in effetti direbbero i numeri. E certi segnali, come il boom di tessere elettorali chieste alla vigilia del ballottaggio, andavano letti diversamente. Il segretario regionale Vito Vattuone, fresco fresco di elezione, dice che prende corpo l'asse M5s-Lega. L'unico asse certo, al momento, è quello che tiene insieme Toti e Salvini e che punta a diventare modello nazionale. 

La verità, forse, è che la sinistra non tira più, nemmeno nella Genova operaia di Sampierdarena e Cornigliano, dove Bucci prende tutto. Perfino roccaforti come Quezzi e Marassi da rosse sono diventate azzurre. O meglio, arancioni. Vero è che la giunta Doria non si è fatta amare dalla gente. E il Nazareno si è mosso ben poco per la Superba, anche se qui nessuno vuole definirsi abbandonato. "Se Renzi personalizza si lamentano, se non viene si lamentano... in realtà il Pd si è speso per i suoi candidati", taglia corto Vattuone. E lo stesso Crivello sposta i riflettori sull'avversario, sostenendo che la parata di leader nazionali per Bucci ne minerà l'indipendenza. 

Il ministro Orlando ha perso nella sua città, dove comunque ha raccolto un ottimo risultato nelle primarie di partito, e così anche la genovese Pinotti, che a candidarsi per Tursi non è mai arrivata per via dello stop alle primarie. L’ala renziana, tutto sommato, si rafforza. Un sarcastico Orfini scrive su Facebook: “Serve il centrosinistra, dicono. Peccato che la sconfitta maggiore l’abbiamo subita a Genova”.

Lo stesso Renzi, ancora su Facebook, minimizza e tira dritto: "Nel numero totale di sindaci vittoriosi siamo avanti noi del Pd, ma poteva andare meglio: il risultato complessivo non è granché. Ci fanno male alcune sconfitte, a cominciare da Genova e l'Aquila ma siamo felici delle affermazioni di Sergio a Padova, di Rinaldo a Taranto, di Carlo a Lecce". E poi: "Ovviamente i commenti per una settimana saranno i soliti, consueti, apocalittici. Qualcuno dirà che ci voleva la coalizione, ignorando che c'era la coalizione sia dove si è vinto, sia dove si è perso. Qualcuno dirà che questo risultato è un campanello d'allarme, non si capisce per cosa e perché visto che in un comune perdi, in quello accanto vinci. Gente che non ha mai preso un voto commenterà con enfasi dimenticando che i candidati contano più del dibattito nazionale nello scegliere un sindaco.

Parola d’ordine, come al solito, 'ricostruire'. Forse salterà qualche testa - ad esempio quella del segretario provinciale Terrile, che si dice pronto a farsi da parte - o forse no. "Serve una riflessione vera, altrimenti ci saranno altre debacle", avverte Crivello, che assicura: "Darò ancora una mano". Di sicuro a Genova, dopo 42 anni, per il centrosinistra inizia una nuova avventura che si chiama opposizione