Sapevo che sulla situazione genovese Renzi non sarebbe andato oltre qualche frase di circostanza e non avrebbe certo dato orduni e suggerimenti allo sparso popolo del Pd, confuso tra diverse tipi di focaccette, diviso e sopratutto lontano da un urgente, essenziale e purtroppo autentico confronto interno sul perchè dell'Apocalisse che si è abbattuto in Liguria sul loro partito. Altro che quello temuto dal mister azzurro Ventura per la nostra nazionale, quello del Pd che ha perso la Regione, Savona, Spezia, Genova ed ora mezza Sanremo sì che è stato un Apocalisse!
Sono “sceso” al Porto Antico per capire l'atmosfera che circondava il capo redivivo a Zena e, sopratutto per osservare che tipo di pubblico era accorso al suo cospetto. Volevo vedere, insomma, sia le facce degli sconfitti, sia quelle di un pubblico non certo solo targato pd, ma interessato a vedere un leader nazionale che parla in una piazza aperta come quella stupenda disegnata da Renzo Piano.
Magari qualcuno degli osservatori più avveduti si sarebbe aspettato qualcosa sulle novità contingenti che l'ex premier poteva anticipare, a partire dal destino del Pd, così sospeso nelle spire del sistema proporzionale di fatto risorto. Ma una Festa e in particolare quella di una Genova periferica nell'ottica Pd non è il luogo adatto per sparare scoop........E anche le due battute sulla sconfitta a Genova in Comune erano abbastanza prevedibili: la Destra unita ottiene buoni risultati, perdere le città storiche è un dolore che abbiamo già provato, avete fatto bene a invitare Bucci.......ma tra 5 anni lo mandiamo a casa!
Sul pubblico ho, invece, avuto non poche sorprese. Mi aspettavo una maggiore partecipazione del popolo Pd, che sarà pure dimagrito a meno di 3 mila iscritti e pure deluso, scoglionato dalle batoste, orfano delle focaccette Doc, ma di fronte al capo supremo poteva muoversi un po' più massicciamente delle tre-quattrocento persone che si sono raggruppate nell'arena del porto Antico.
Sono abbastanza stagionato da ricordare le folle di migliaia e decine di migliaia di fedelissimi che accorrevano alle Feste dell'Unità, sia quelle locali che quelle nazionali di Genova, quando interveniva il segretario nazionale. Ricordo di avere intervistato D'Alema, Natta, Occhetto, Fassino, Veltroni in quelle occasioni, davanti a vere adunate di un popolo che si sentiva “centrale” nella politica del Paese, anche se era spesso all'opposizione del governo.
Ma la grande sorpresa erano gli “esterni”, cioè il pubblico non militante, né vicino al Pd, che era venuto a sentire il segretario. C'erano anche molti avversari del centro-destra, tanti socialisti, proprio del Psi di una volta, imprenditori, liberi professionisti, ben incravattati anche molti esponenti della più nobile borghesia genovese, magari anche qualcuno abituato a nobili salotti, che cinque anni fa aveva votato Doria e oggi ha votato Bucci, ma vede in Renzi, per quanto azzoppato, come l'”uomo-chiave” in un futuro incerto. Ho misurato qualcosa che spesso sfugge anche a chi osserva come noi per mestiere i protagonisti della scena pubblica, grandi e piccoli: la voglia di politica, l'interesse per un discorso che uscisse un po' dal batti e ribatti locale, dalle polemiche troppo interne ai partiti.
A Genova non abbiamo molte occasioni aperte a tutti di “vedere” da vicino la politica nazionale, i suoi protagonisti. Gli incontri elettorali sono spesso rapide passerelle dove i leader nazionali affiancano i candidati, ma non si sprecano. Renzi a portata di mano e di occhio era una bella occasione. Nell'ascoltarlo c'era, quindi, una certa trasversalità di interesse che forse va approfondita in una città così avara di dibattiti e di confronti. E il seguito della serata, con il sindaco Bucci ospite applaudito alla Festa, per la prima volta “un nemico” accolto e riverito, è stato un passo importante. Speriamo non sia un'eccezione.
IL COMMENTO
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