
Rischia – purtroppo – di diventare un ritornello autocelebrativo, ma non è questo che vogliamo. Dobbiamo invece ricordare che la spinta al servizio che svolgiamo da anni, e che rinnoviamo anno dopo anno, arriva dai liguri, da cittadini che aspettano di essere informati. E sanno che siamo noi a dare una risposta capillare a questa esigenza.
Il mondo dell'informazione cambia e infatti, oltre alla TV, mettiamo in campo tutti gli strumenti - dal sito web ai social network, dalla app alla newsletter - che ci consentono di raggiungere la più ampia fetta di popolazione possibile. Forse è inutile sottolineare che uno sforzo produttivo di questo tipo - che si aggiunge alla normale e sempre più ricca programmazione - ha costi elevati per l'azienda ed è garantito dall'impegno e dalla passione che tutta la squadra di Primocanale mette in campo per svolgere al meglio questo compito, con vertici aziendali, dipendenti e collaboratori, giornalisti e tecnici, che non guardano l’orologio per contarsi le ore, ma guardano il prodotto perché sia realizzato il meglio possibile e che sia quello che i cittadini chiedono.
Per tutti noi è diventata una “missione”, che non ci siamo creati da soli. Ma sono i liguri e i genovesi in particolare a dirci che dobbiamo esserci.
Ora non possiamo più dire “va bene così”.
Basti ricordare che Primocanale in 35 anni di storia ha sempre raccontato in diretta i fatti principali della Liguria, dai momenti felici a quelli drammatici, spesso coprendo le mancanze di mamma Rai: dall’inaugurazione del Carlo Felice a quella dell’Expo nel ’92, dalle messe dei papi all’apertura di Genova 2004 città della cultura, fino alle grandi feste di sport per i successi Sampdoria e Genoa. Per non parlare del G8 del 2001 e di tutte le situazioni più gravi legate a nevicate, incendi e alluvioni. Detto senza giri di parole, alla Rai viene riconosciuto il servizio pubblico regionale che in Liguria svolgiamo noi.
È come se l’attaccante di una squadra subisse un fallo in area e il difensore ottenesse il rigore in suo favore dall’altra parte del campo. Sarebbe il momento che la Var intervenga e che qualcuno si vada a vedere i filmati di questa storia della televisione in Liguria. Quante ore di diretta sono state realizzate negli durante gli stati di allerta, di emergenza, di criticità per la Liguria? Chi ha dialogato con i cittadini, chi li ha informati? Chi nel futuro è ancora in grado di garantire questo servizio? Un arbitro imparziale faccia il gesto della moviola in campo e dica chi svolge il servizio pubblico a Genova e in Liguria. E poi lo riconosca in modo ufficiale.
IL COMMENTO
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