
Sostenere i pazienti di Genova e della Liguria affetti da leucemia mieloide cronica è l’obiettivo dell’evento “Le parole che abbiamo in comune”, in programma sabato 7 ottobre a Genova, presso il Castello Simon Boccanegra, Largo Rosanna Benzi 10, a partire dalle ore 9.30 fino alle 13.30.
L’iniziativa è promossa da Novartis in collaborazione con i due reparti ospedaliero e universitario di Ematologia dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova e rappresenta la quarta tappa di un ciclo di incontri in programma in tutta Italia.
Grazie a un format innovativo, in ogni incontro gli specialisti ematologi e i pazienti con leucemia mieloide cronica si confrontano sulle parole chiave che caratterizzano le fasi del percorso di cura, condividendo i significati e le emozioni evocate da queste “parole comuni”. Un modo per abbattere le barriere tra medici e pazienti e costruire un rapporto di fiducia.
La Leucemia Mieloide Cronica è stata, tra le malattie del sangue, tra le prime a beneficiare della rivoluzione legata all’avvento delle terapie mirate che dall’inizio degli anni 2000 hanno aumentato la sopravvivenza e avvicinano sempre più la speranza della guarigione.
"In passato, fino al 2000 circa, per i pazienti affetti da Leucemia Mieloide Cronica l’aspettativa di vita non superava i 3-4 anni, e la sola speranza era il trapianto allogenico di cellule staminali – dichiara Marco Gobbi, Professore ordinario di Ematologia all’Università di Genova e Direttore della Clinica ematologica dell’Ospedale Policlinico San Martino – dopo l’avvento di Glivec, capostipite delle terapie mirate, primo inibitore della tirosin-chinasi, i pazienti possono contare su una speranza di vita ormai sovrapponibile a quella della popolazione generale mentre il ricorso al trapianto è praticamente crollato. Oggi lavoriamo per migliorare la qualità di vita dei pazienti, controllando al meglio gli effetti collaterali, e monitoriamo la malattia in tutte le sue fasi perché il rischio di progressione è sempre in agguato e deve essere contrastato. Oggi gli inibitori di seconda e terza generazione possono dare risposte adeguate e riescono a essere attivi anche su particolari mutazioni e resistenze".
I due reparti di Ematologia dell’Ospedale Policlinico di Genova sono le strutture di riferimento per l’ematologia dell’adulto per tutto il territorio genovese e per i Centri di tutta la Regione.
"Iniziative come 'Le parole che abbiamo in comune' sono sempre benvenute dai pazienti e dai medici – sottolinea Emanuele Angelucci, Primario della Divisione ospedaliera di Ematologia con trapianto dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova – incontri di questo tipo per i pazienti sono un momento importante di condivisione del vissuto di malattia e offrono agli stessi pazienti e alle loro famiglie, ma anche a noi ematologi, un “sapere aggiunto” sulle terapie innovative, la gestione degli effetti collaterali e, oggi, la possibilità di interrompere definitivamente il trattamento".
Oltre all’attività clinica, i due centri ematologici dell’Ospedale Policlinico San Martino eseguono trapianti e si avvalgono di laboratori d’avanguardia per la diagnostica e il monitoraggio della LMC. Le due strutture, sia quella ospedaliera sia quella universitaria, portano avanti studi di ricerca clinica e sperimentale, partecipano a protocolli terapeutici nazionali e internazionali. Sono oltre 200 i casi di Leucemia Mieloide Cronica seguiti dagli specialisti e quasi 30 le nuove diagnosi per anno, con un’età media di 55 anni e un picco tra i 50 e i 60 anni.
Oggi la Leucemia Mieloide Cronica può essere trattata anche con gli inibitori della tirosin-chinasi di prima, seconda e terza generazione, e in tal senso i due centri ematologici dell’Ospedale Policlinico San Martino hanno maturato una grande esperienza, grazie ai quali è possibile raggiungere una risposta molecolare sempre più profonda che può mettere in condizione il paziente di poter sospendere la terapia.
L’iniziativa “Le parole che abbiamo in comune”, che i due reparti di Ematologia dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova ospiteranno domani, arriva sulla scia di altri progetti e incontri tra gli specialisti e i pazienti con Leucemia Mieloide Cronica, ed è quindi l’evoluzione naturale di un dialogo già avviato con i pazienti sulla qualità della vita che gli ematologi ritengono fondamentale, per la gestione globale del paziente con LMC e la sua adesione alla terapia.
IL COMMENTO
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