
Chiesta invece l'archiviazione per il ventenne di origini sudamericane che era stato indicato dal pusher di 17 anni (arrestato a settembre) come fornitore della droga: dalle indagini della squadra mobile non sono emersi elementi a suo carico. I due sono accusati di morte come conseguenza di altro reato e spaccio.
I quattro amici - quella notte era presente anche una seconda ragazza coetanea di Adele - dopo avere comprato le dosi di ecstasy a Busalla si erano recati a consumare la droga nell' appartamento di Rigotti, nel quartiere genovese di Albaro. La ragazza si sentì male dopo alcune ore in via San Vincenzo, nel centro di Genova. I due maggiorenni furono arrestati anche perché fornirono versioni contrastanti sulla modalità di acquisto della sostanza stupefacente e per l'atteggiamento tenuto nei momenti successivi al malore della ragazza visto che per evitare conseguenze non lanciarono neppure l'allarme al 118: quella notte Adele si accasciò a terra in via San Vincenzo, fra l'indifferenza dei passanti e lo stato di confusione degli amici. Fu un netturbino ecuadoriano di 38 anni a lanciare l'allarme al 118. Quando i medici giunsero sul posto Adele era in coma e poco dopo morì al pronto soccorso dell'ospedale Galliera. Drammatica la telefonata che il netturbino fece al 118 per far soccorrere Adele: "Fate presto, butta gli occhi all'indietro. E' una ragazzina, trema tutta. E' con degli amici, ma loro non vogliono chiamare l'ambulanza".
IL COMMENTO
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