Una legge regionale per riconoscere ufficialmente la "lingua ligure". E reperire le risorse per evitare che muoia. Il tutto nel bel mezzo del dibattito sulle autonomie. L'idea, questa volta, non nasce da un partito politico ma da una piccola associazione, "Che l'inse!", presieduta da Andrea Acquarone, giovane attivista in campo linguistico che ha appena lanciato la raccolta firme anche per un'altra legge: adottare la croce di San Giorgio come bandiera della Liguria. Le due proposte di iniziativa popolare sono già state dichiarate ammissibili nel bollettino ufficiale e presto potrebbero approdare in Consiglio per la discussione.
L'ultima a legiferare in materia è stata la Lombardia. Sulla "salvaguardia della lingua lombarda" si erano scatenate le opposizioni e pure l'Accademia della Crusca, che aveva contestato proprio il termine 'lingua'. Ma la "lingua ligure" citata dai promotori è quella che l'Unesco riconosce già con un codice specifico (LIJ) e che la Carta europea delle lingue minoritarie, documento firmato ma mai ratificato dall'Italia, considera meritevole di tutela. E cioè, in pratica, il genovese e tutte le altre parlate da Ventimiglia a Sarzana compreso l'entroterra. Sulla stessa base, altre Regioni si sono mosse a difesa dei loro dialetti, come Veneto, Piemonte e Campania.
"Abbiamo appena iniziato a raccogliere le firme. Non sarà facile, allestiremo banchetti quando possibile, per ora chi vuole aderire può contattare direttamente 'Che l'inse!'. Ma ci stiamo muovendo anche sul territorio con tutti i sindaci", spiega Acquarone che è anche il primo firmatario della proposta. Ce ne vorranno in tutto 5mila, o in alternativa servirà il 'sì' di dieci consigli comunali. La legge non contiene solo lo status di 'lingua', ma anche una dotazione finanziaria di almeno 100mila euro all'anno. "Sono il minimo per fare politica linguistica attiva", si giustificano i promotori, ricordando che regioni come il Friuli, dove le minoranze sono tutelate per legge dello Stato, spendono anche 2 o 3 milioni all'anno.
La Liguria, che non riceve nulla da Roma per questi scopi, dovrebbe allora recuperare qualcosa dal bilancio e investire in progetti di ampio respiro: dai libri all'informazione in lingua locale, dai corsi nelle scuole alla ricerca scientifica sulle parlate liguri. Per farlo verrebbero creati un comitato scientifico ad hoc, nominato dalla giunta, che a sua volta nomini un comitato di promozione. Si tratterebbe, insomma, di un ulteriore passo avanti dopo i progetti già avviati nelle scuole liguri (20mila euro per ciascuno degli ultimi due bandi) in collaborazione con gli over 65 e le associazioni già attive sul territorio.
La seconda proposta, come detto, è relativa alla bandiera ufficiale della Regione. Il vessillo attuale, il tricolore verde-rosso-azzurro con la caravella stilizzata al centro, è stato adottato nel 1997 per non fare torto ai non genovesi. Ma i promotori del ritorno all'antico non hanno dubbi: "Quella bandiera non è mai esistita. La croce di San Giorgio, invece, è l'emblema storico della Repubblica di Genova e della Repubblica Ligure". Tira mica aria di indipendenza? "La politica qui non c'entra nulla - replica Acquarone - ma crediamo nelle identità regionali all'interno dell'Europa unita".
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"La Regione investa per la lingua ligure": la proposta di legge a tutela del 'dialetto'
Doppia battaglia dei promotori: "Torniamo alla croce di San Giorgio"
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