Di entusiasmo non si può parlare. Ma almeno un sentore di ottimismo c'è. Perché all'alba del primo giorno di lotta in piazza, con l'Ilva di Genova alla ribalta nazionale, nessuno si aspettava che il Governo rispedisse al mittente gli indiani e il loro piano lacrime e sangue. "Inaccettabile, rifate tutto da capo e poi ne riparliamo". Ora bisognerà capire le rispettive strategie: il ministro Calenda deve rispondere alle istituzioni liguri che chiedono subito un confronto sull'accordo di programma, e nel contempo farsi trovare pronto alla contro-replica di ArcelorMittal.
Anzitutto ha destato stupore l'atteggiamento del Governo. "Al Mise si è vissuta una giornata piuttosto surreale - ha commentato il presidente ligure Toti parlando a una radio - quella lettera era firmata anche dai Commissari di Governo che attualmente dirigono Ilva. Quindi un ministro si è seduto al tavolo e ha sostanzialmente sconfessato l'avvio di trattativa firmato anche dai Commissari da loro stessi nominati. C'è stata almeno una mancanza di comunicazione all'interno della compagine di Governo e a questo punto ho un po' di confusione in testa. Bisognerebbe ricostruire la filiera di quello che è successo".
Gli acquirenti, a caldo, si sono detti "contrariati" per lo stop alla trattativa, ma poi al forum di Conftrasporto a Cernobbio il signor Mittal ha ribadito di avere intenzioni "a lungo termine" e ha tessuto le lodi delle acciaierie (di Taranto) per la loro posizione strategica. Del resto il Governo ha trovato da ridire sull'inquadramento e sui salari di chi sarà riassunto, mentre "non ha detto una parola sugli esuberi - ha notato Sergio Cofferati ospite a Primocanale - perché per loro non sono un problema 4mila persone che se ne devono andare: sono considerate un prezzo scontato?".
Dunque c'è poco da star tranquilli: i nuovi proprietari vedono Genova come un cespuglio da sfrondare, e il taglio del 40% sull'occupazione lascia intendere che anche la produzione subirà un grosso ridimensionamento. La lettera dove i numeri comparivano nero su bianco è stata stracciata, ma da Roma non sono arrivati aut-aut su questo punto. A Genova si attende la missiva con la data della convocazione promessa in Prefettura. Non c'è una scadenza precisa, ma è chiaro che ogni giorno passato nel silenzio significa una risalita della tensione.
Dal canto loro, Toti e Bucci si sono guadagnati la stima dei sindacati dimostrando di voler fare sul serio. Il sindaco, in particolare, ha detto a chiare lettere che "quelle aree, così grandi e importanti per Genova, devono rendere. Sarebbe inconcepibile che non avessero ricadute sull'economia della città". E quindi, se le parti in gioco pensano di violare il vincolo occupazionale sancito dall'accordo del 2005, allora Comune, Regione e Autorità di sistema portuale sono pronti a mettere in discussione la mega concessione (65 anni) che avvantaggiò all'epoca i Riva, e domani i nuovi proprietari. Sarebbe un atto di forza politica. Per ora è solo una minaccia.
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Ilva, il Governo glissa sugli esuberi. Ma Genova è pronta all'atto di forza
Sindacati e istituzioni in attesa della convocazione
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