
La condizione si associa ad una serie di sintomi persistenti, nel tempo ingravescenti quali: bruciore, senso di corpo estraneo, fotofobia (fastidio alla luce), desiderio di tenere gli occhi chiusi, visione instabile e fatica visiva. Questi peggiorano in condizioni di vento, condizionamento o cattiva qualità dell’aria, esposizione ad ambienti polverosi, impegno visivo, lavoro al computer, visione di uno spettacolo, lettura prolungata etc. A seconda dei tipi di secchezza, i sintomi possono comparire già al mattino al risveglio o tendono a peggiorare nel corso della giornata. Soggetti particolarmente a rischio della malattia sono le donne in peri-post menopausa, i soggetti con disturbi dermatologici o malattie reumatiche, i pazienti che assumono farmaci capaci di alterare le secrezioni ghiandolari e i portatori di lenti a contatto. Una forma frequente, ma spesso solo temporanea, della malattia può comparire dopo infiammazioni o chirurgia oculare.
L’impatto della malattia sulla qualità della vita nei casi medio-gravi è particolarmente significativo, con sintomatologie di livello variabile che si mantengono tutto il giorno tutti i giorni, rendendo faticoso o impedendo di svolgere in modo naturale le attività ormai comuni della routine giornaliera, quali lavorare al computer, seguire uno spettacolo televisivo o guidare l’auto di notte, fino a rendere impossibile la vita di relazione per il costante fastidio o dolore a mantenere gli occhi aperti. A causa della prevalenza elevata il costo economico della malattia per il paziente e per la società risulta rilevante in termini di costi diretti dei medicinali e dell’assistenza ed indiretti per le ore di lavoro perse sia come assenteismo che come “presenteismo” (presenza ma scarsa capacità di concentrazione sul lavoro).
Dal punto di vista clinico la malattia è caratterizzata da una instabilità del film lacrimale, da una infiammazione della superficie oculare, e da malfunzionamento degli epiteli della stessa che perdono le loro proprietà o addirittura possono danneggiarsi provocando fenomeni ulcerativi ricorrenti con rischio di alterazioni visive permanenti. Spesso a questi si associano alterazioni del bordo palpebrale e del funzionamento dei nervi. Il paziente entra così in un circolo vizioso: instabilità lacrimale - infiammazione - danno ai tessuti che tende ad auto-mantenersi ed evolvere se non corretto od arrestato in un processo ingravescente.
L’occhio secco è un disturbo sottovalutato, poco diagnosticato, troppo spesso curato con improvvisazioni fai da te. È importante invece che la diagnosi di occhio secco sia fatta in modo appropriato e non sia tardiva per due ragioni: la prima è il carattere infiammatorio del disturbo, e quindi il rischio, se non viene trattato adeguatamente e presto, che diventi cronico e di difficile soluzione. La seconda è che dietro i sintomi di un occhio secco può annidarsi la sindrome di Sjogren, malattia autoimmune che provoca disfunzioni delle ghiandole lacrimali e salivari, con il rischio di coinvolgimento di organi vitali come cute, reni e polmoni.
La terapia può essere semplice o anche molto complessa, andando dalle così dette lacrime artificiali a terapie anti infiammatorie a base di immunomodulatori sia locali che sistemici, ma in ogni caso non potrà essere breve.
* Professore Associato di Oftalmologia, presidente del Registro Italiano dei pazienti con Disfunzione Lacrimale ISPRE Oftalmica Genova
IL COMMENTO
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