cronaca

Confermato lo stop ai sequestri sui conti del partito
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 Il tribunale del Riesame di Genova ha rigettato l'appello presentato dalla procura per chiedere di estendere il blocco dei fondi anche alle somme che arriveranno in futuro. Il sequestro era stato disposto dopo la sentenza di primo grado nei confronti di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la truffa allo Stato sui rimborsi elettorali da circa 49 milioni.

E infatti, secondo il riesame, bisogna procedere alla confisca per equivalente proprio nei confronti di Bossi, Belsito e i tre ex revisori contabili. I pm adesso potrebbero impugnare la decisione e ricorrere in Cassazione. Secondo i giudici, la procura deve adesso chiedere il sequestro non solo di soldi, ma anche di beni immobili ai condannati.

"Insistere nella richiesta nei confronti della Lega - si legge nel provvedimento - appare non condivisibile perché comporterebbe una estensione del sequestro diretto a tempo indeterminato". Il Riesame cita una sentenza, richiamata dalla stessa procura, che stabilisce che ci si può fermare con il sequestro diretto dei soldi all'ente, anche se "l'incapienza sia solo transitoria".

Il pm Paola Calleri aveva deciso di impugnare la decisione dei giudici di fermare il sequestro al denaro trovato sui conti in tutta Italia per fare chiarezza, in maniera definitiva, sulla vicenda e su casi analoghi che potrebbero verificarsi in futuro. L'orientamento giurisprudenziale, a oggi, è sempre stato quello di continuare a sequestrare somme di denaro alle persone giuridiche beneficiarie del frutto del reato commesso da un altro soggetto fino al raggiungimento di quanto previsto dalle sentenze. Nelle scorse settimane, invece, il tribunale genovese ha invertito la tendenza stabilendo che il blocco si ferma a quanto trovato al momento dell'esecuzione del provvedimento.