Iniziata oggi la demolizione di una delle due ciminiere della centrale elettrica Tirreno Power di Vado Ligure (Savona). Da giugno ad oggi è stata costruita un'impalcatura alta 200 metri, ossia quanto due campi da calcio o un grattacielo di 70 piani, che permetterà l'abbattimento al ritmo di circa 2 metri al giorno. Due pinze metalliche demoliranno 7000 tonnellate di calcestruzzo e 1400 di materiale refrattario: i detriti verranno fatti cadere all'interno della ciminiera che verrà regolarmente svuotata.
Lo stabilimento "simbolo" della produzione di energia da combustibili fossili in provincia di Savona è da anni al centro di un caso giudiziario: i gruppi a carbone sono stati sequestrati nel marzo 2014 dalla Procura di Savona e 26 persone sono state rinviate a giudizio con l'accusa di disastro ambientale e sanitario colposo.
Secondo l'allora procuratore Francantonio Granero (oggi in pensione) i fumi emessi dai gruppi a carbone avrebbero causato un aumento dell'inquinamento.
Sotto accusa anche la mancata installazione da parte dell'azienda di centraline a camino che permettessero di monitorare in modo più efficace la composizione di quei fumi e la rispondenza ai dettami di legge. Alla chiusura hanno fatto seguito mesi di polemiche tra ambientalisti e sostenitori dell'azienda, con gli operai finiti in cassa integrazione e l'indotto in crisi.
Alla fine la centrale è stata riaperta, ma soltanto a metano, con una sostanziale diminuzione della forza lavoro e la decisione, la scorsa estate, di abbattere una delle due ciminiere.
Lo stabilimento "simbolo" della produzione di energia da combustibili fossili in provincia di Savona è da anni al centro di un caso giudiziario: i gruppi a carbone sono stati sequestrati nel marzo 2014 dalla Procura di Savona e 26 persone sono state rinviate a giudizio con l'accusa di disastro ambientale e sanitario colposo.
Secondo l'allora procuratore Francantonio Granero (oggi in pensione) i fumi emessi dai gruppi a carbone avrebbero causato un aumento dell'inquinamento.
Sotto accusa anche la mancata installazione da parte dell'azienda di centraline a camino che permettessero di monitorare in modo più efficace la composizione di quei fumi e la rispondenza ai dettami di legge. Alla chiusura hanno fatto seguito mesi di polemiche tra ambientalisti e sostenitori dell'azienda, con gli operai finiti in cassa integrazione e l'indotto in crisi.
Alla fine la centrale è stata riaperta, ma soltanto a metano, con una sostanziale diminuzione della forza lavoro e la decisione, la scorsa estate, di abbattere una delle due ciminiere.
IL COMMENTO
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