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Ma da un po’ di tempo siamo vittime del gelicidio. Un termine orrendo per questo richiamo all’omicidio. Evoca l’immagine di un atto delittuoso provocato dal freddo.
In Liguria è proprio così. Il gelicidio uccide i trasporti, annienta i collegamenti, riduce la Liguria e Genova in particolare a una città isolata dal mondo libero, dove nonostante i gelicidi ci si muove, magari lentamente ma ci si muove. Soprattutto in treno.
In Liguria col gelicidio i treni che valicano l’Appennino non ce la fanno. Si fermano inesorabilmente lasciando al buio e preda del gelicidio centinaia di passeggeri. Quattro ore a pochi chilometri da Genova e senza un becco di informazioni.
Penso ai treni svizzeri che valicano non questi Giovi miserelli e spennacchiati, ma le Alpi bernesi dove il gelicidio è l’habitat naturale delle popolazioni. Eppure vanno sempre e le informazioni sono continue e in tre lingue.
I treni sono il termometro del funzionamento di un Paese civile come lo erano un bel tempo che fu le Poste e i Telegrafi.
In Liguria si fermano per colpa dell’inverno. Che da noi si chiama gelicidio.
Prepariamoci alle sorprese d’estate quando i treni si scioglieranno al sole per colpa del caldicidio, a in autunno quando le motrici si fermeranno obnubilate dal vendemmicidio o in primavera quando per colpa dell’apicidio i Thello diventeranno alveari. Alveari ronzanti e appiccicosi di miele, ma inesorabilmente fermi.
IL COMMENTO
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