
"È un nuovo e determinante passo avanti verso la conclusione dell’opera ferroviaria più importante del paese - ha commentato il presidente Toti - Con l’avvio del quinto e sesto lotto viene anche confermato il termine del 2022 per la conclusione della direttrice Liguria-Alpi, che rappresenta l’infrastruttura fondamentale per velocizzare il traffico passeggeri tra Genova e Milano e sarà lo strumento di penetrazione del traffico delle merci movimentate dai porti liguri verso il mercato d’Oltralpe. La decisione di oggi è anche frutto dell’impegno tenace di Regione Liguria, dei porti liguri e della Cabina di Regia del Nord-Ovest nei confronti di tutte le istituzioni coinvolte”.
"Siamo molto soddisfatti del risultato del Cipe odierno - aggiunge l'ad di Rfi Gentile - Il finanziamento del quinto e del sesto lotto ci consente di puntare con sicurezza e convinzione al completamento dell'opera. Nel 2022 la parte italiana del corridoio Reno-Alpi diventerà realtà e il nostro Paese ne beneficerà in competitività, sviluppo, sostenibilità ambientale”.
Lo 'Shunt' doveva permettere l’interconnessione della nuova linea ferroviaria del Terzo Valico con la linea storica Torino-Genova. In adempimento alla prescrizione contenuta nella delibera Cipe del 2006 di approvazione del progetto definitivo, Rfi aveva inoltrato nel 2013 al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti lo studio di fattibilità predisposto da Cociv dell'interconnessione di Novi Ligure in variante rispetto al progetto approvato che prevedeva il cosiddetto Shunt di Novi. D'intesa con il Mit e sulla base delle richieste pervenute dalle amministrazioni locali e dalla Regione Piemonte, Rfi ha quindi trasmesso il progetto definitivo per la soluzione alternativa 'Variante interconnessione Novi', che risparmia 7 chilometri della nuova linea su terreno agricolo per passare sulla linea ferroviaria attuale che attraversa l’abitato di Novi. La nuova soluzione è meno costosa (con un risparmio di 42 milioni di euro) e comporta una minore occupazione di suolo (con una riduzione di circa il 60% di superficie da espropriare o asservire), una riduzione dei volumi di scavo (760mila metri cubi, a fronte dei circa 3,4 milioni dello Shunt) e una riduzione degli impatti idrogeologici anche nella fase di cantierizzazione.
IL COMMENTO
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