
Presidente Toti a che punto siete con il progetto del nuovo ospedale a Erzelli?
“Entreremo nel vivo questa settimana. Nella prossima giunta daremo incarico alla commissione mista per la realizzazione della fattibilità e poi partirà l’elaborazione del bando di gara e, infine l’apertura dello stesso. Con l’approvazione del piano sociosanitario abbiamo stabilito le funzioni dei presidi ospedalieri della Asl 3 di questa città, i volumi di disponibiltà in termini di risorse. Il luogo è la collina di Erzelli. Porteremo nella prossima riunione di giunta la fattibilità”.
Può darci qualche termine? I tempi?
“Diciamo tre mesi per lo studio della gara. Direi di qua a sei mesi dovremmo partire con l’apertura della gara e vedremo chi dopo tante manifestazioni di interesse è davvero interessato a questa grande operazione”.
Presidente quando si conoscerà chi ha vinto tra i gruppi privati?
“Penso che si saprà entro il 2018 o al più tardi ai primi del 2019 ci sarà l’aggiudicazione. Ma questo è una strano Paese anche se noi ci auguriamo che non ci siano ricorsi e quindi entro il 2019 di aprire il cantiere”.
E’ convinto davvero che dei privati siano in grado di gestire i pronto soccorso? Penso ai nuovi ospedali di Bordighera, Cairo e Albenga.
“I liguri sanno che privati possono gestire ottimamente anche pronto soccorso. Il San Raffaele di Milano a cui accedono tanti liguri è gestito da privati“.
Presidente nella sua idea di autonomia la sanità che spazio occupa?
“Occupa un posto importante perché la Liguria è una regione molto particolare e spesso ci sono delle regole nazionali che male si attagliano alla nostra situazione sociale e orografica. Per esempio prendiamo i bacini di utenza: potremmo decidere di avere dei Dea di secondo livello in più perché un bacino magari non è completo come popolazione ma si trova in un territorio complesso. Così la legge Balduzzi che prevede che non possano essere autonomi alcuni reparti se non si raggiunge un determinato livello di operatività. Un reparto neonatale deve avere almeno 500 interventi, ma ci sono alcune zone in Liguria dove una neonatologia è indispensabile anche se si è sotto questo livello operativo “.
Esiste un modello di sanità ligure?
“Certo e è sperimentale perché noi abbiamo molti anziani e quindi dobbiamo stare attenti alla cronicità e a una rete di assistenza territoriale che va rafforzata. Oggi gli ospedali sono troppo spesso la porta di accesso più comodo per molte richieste, ma non può essere sempre così. Per questo si deve andare sul territorio con i presidi e con un coordinamento forte con i medici di base. La formula ligure è per una sanità pubblica e una privata convenzionata cioè che viene pagata dal pubblico, concorrenziale, con alcune eccellenze e che possa essere anche di stimolo“.
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