Si è svolto questa mattina presso l’Istituto Champagnat di Genova il convegno dedicato dal Giorno della Memoria dal titolo “Siamo tutti nello stesso campo. Il razzismo è Fuorigioco”.
Circa duecento studenti della scuola hanno dialogato per oltre dure ore con giocatori di calcio e di pallanuoto oltre ad ascoltare il prezioso intervento introduttivo di Giorgio “Getto” Viarengo che ha fatto luce sul campo di concentramento di Calvari e sui tanti genovesi fatti partire dalla zona di Marassi verso Milano San Vittore e quindi per Auschwitz.
Costruito dal Genio Militare di Caperana nel 1941il campo messo sulla sponda destra del torrente Lavagna, era diviso in settori e contava 44 corpi di fabbrica. Si accedeva da una passerella in legno che collegava le due sponde del torrente e, quasi di fronte al ponticello, l'edificio del comando del campo.
<Dopo aver sentito queste cose parlare di razzismo nel 2018 fa venire davvero i brividi - sono le parole di Edgar Barreto, centrocampista della Sampdoria - devo dire che durante la mia carriera non ho vissuto particolari momenti difficili ma indubbiamente il fenomeno c’è e va debellato. MI rivolgo a voi che siete giovani e rappresentate il nostro futuro, divertitevi, studiate, fate la vostra vita ma non insultate nessuno solo perché “diverso” da voi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il portiere dell’Entella Andrea Paroni: “Per fortuna in carriera non ho vissuto episodi di razzismo sui campi - spiega - ma so che e è un fenomeno in crescita e che va al più presto debellato. Ragazzi non prendete di mira chi magari ha anche un solo piccolo difetto e non può reagire perché in minoranza. E state attenti anche a usare i social, perché quando siete nella vostra stanza non siete da soli ma sempre rintracciabili. Gli insulti che scrivete poi restano, attenzione”.
Luca Antonini, ex di Genoa e Milan, ha invece ricordato l’episodio che vide protagonista il suo compagno di squadra Kevin Prince Boateng. “Stavamo facendo una gara amichevole vicino a Milano, ad un certo punto un gruppo di ragazzini ha iniziato a prenderlo di mira con insulti e cori di oggi genere riferiti ovviamente al colore della pelle. Lui non ci ha più visto e ha scaraventato il pallone sulla griglia prima di lasciare il campo. Guardavo in faccia quei tifosi, erano giovanissimi e mi chiedevo come potessero arrivare a tanto. Una cosa del genere non la potrò mai dimenticare”.
Cesar, ex di Chievo e Catania in Serie A, ora team manager dell’Entella ha invece raccontato un episodio davvero curioso. “E’ successo quando ero ragazzino e giocavo a calcio nella squadra della mia città. Durante una partita uno dei miei compagni iniziò a insultare un avversario per il colore della pelle. Ma la cosa straordinaria è che l’avevano uguale…A dimostrazione che dietro a tutti spesso e volentieri c’è tanta ignoranza”.
Bello e toccante l’intervento del giovane Nicolò Pagliettini, oggi Ufficio Stampa della Rari Nantes Camogli. “Sono ipovedente da tanti anni, ma nonostante tutto ho avuto la possibilità di fare ciò che ho sempre sognato. Sin da ragazzo e ancora oggi nella vita di tutti i giorni, sono alle prese con mille problemi e difficoltà di ogni tipo compresa qualche presa in giro o sorrisino di troppo in una sorta di “razzismo”. Sono cresciuto sentendomi sempre dire che non potevo fare certe cose e invece mi sono battuto per riuscirci. Quindi ragazzi non smettete mai di sognare, andate avanti sulla vostra strada sempre a testa alta”.
Tra i partecipanti anche Don Andrea Buffoli, parroco di Ne e padre spirituale dell’Entella. “ Il mio ruolo è quello di stare il più vicino possibile a tutti coloro che gravitano intorno alla società - spiega - dai dirigenti ai ragazzi delle giovanili. Cerco di non essere troppo invadente ma di “intervenire” solo quando chiamato in causa. Bello il rapporto che si crea con i calciatori della prima squadra che a volte sembrano giovani e forti ma che invece nascondono paure e insicurezze come tutti i ragazzi della loro età. Penso che lo sport abbia un ruolo molto importante nella società di oggi e che serva proprio a debellare certe forme di razzismo che comunque purtroppo non muoiono mai. Fare sport significa avere idee chiare e soprattutto una mentalità aperta per questo ai ragazzi dico: giocate e divertitevi”.
Tra gli ospiti anche Massimo Bozzo, Presidente della Rari Nantes Camogli e Filippo Gavazzi, pallanuotista nel Camogli. Anche loro hanno risposto alle tante domande dei ragazzi curiosi di conoscere gli aspetti più nascosti di un sport meno mediatico ma sempre affascinante. <Da noi il razzismo non c’è - spiega Bozzo - ma ma c’ è meno seguito, meno televisioni e quindi il singolo episodio che può accadere ha una rilevanza minore. Nella pallanuoto una volta era invece molto sentita la differenza di regione, che battaglie tra Nord e Sud. Ora molto meno”.
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“Siamo tutti nello stesso campo. Il razzismo è Fuorigioco”, le testimonianze dello sport
Convegno all'Istituto Champagnat
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