cronaca

Il commento
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 Trentamila tir al giorno e tremila “pericolosi”, bombe innescate con la miccia pronta a accendersi in qualsiasi momento, lungo il serpente delle autostrade liguri e genovesi, sono un peso insostenibile per la nostra sicurezza. Il traffico strangolato sempre, in ogni stagione, ma di più in estate quando si aggiunge la marea dei turisti, è come un nodo scorsoio stretto intorno al nostro sistema infrastrutturale. Si stringe, si stringe, quel nodo, e spinge la Liguria, Genova a soffocare, a paralizzarsi. E ci spinge a guardare la tragedia di Bologna, Borgo Panigale come un avvertimento speciale, un allarme che suona per noi più forte che altrove.



Code mostruose quando va bene, quando non ci sono gli incidenti, quelli leggeri, ma anche quelli gravi che seminano morte, come quella mattina di un anno e mezzo fa sulla A10, con gli operai falciati sull’asfalto, manco fossero birilli di un terribile video gioco. O come quando hanno preso fuoco i rotoli di carta su quel Tir, sempre sulla A10, la pista infernale per eccellenza.
Trentamila tir su autostrade costruite quaranta anni fa, per una circolazione tanto diversa da quella di oggi, tremila che trasportano sostanze pericolose, il 2,3 per cento di queste che hanno in pancia prodotti “letali”, sono un peso insostenibile, ma sono anche una responsabilità enorme per chi deve sopraintendere alla nostra sicurezza.


Alludiamo a chi trasporta, ma anche a chi garantisce le vie di questo trasporto, i responsabili delle autostrade, la polizia stradale e “sopra” gli amministratori pubblici che governato il territorio, i Comuni, la città metropolitana, la Regione.
Dormono sonni tranquilli tutti questi responsabili mentre è acceso questo gigantesco video gioco del nostro sistema infrastrutturale su gomma, nel quale vedi scorrere le luci di decine di migliaia di automezzi, in colonne spesso ininterrotte dentro a un territorio ultrasensibile, tra le colline e la costa, intorno sopra e sotto grandi porti, banchine, depositi petroliferi, tubazioni in vista e tubazioni che scorrono nella pancia di questo territorio?


Sono sicuri con la propria coscienza, mentre il sistema gira, gira ed è come se qualcuno circolasse in mezzo a una polveriera con un cerino acceso e sfiorasse, appunto, tremila inneschi, come sono tremila i Tir che viaggiano carichi di pericoli, per cui basta una frenata non tempestiva come quella di Borgo Panigale a Bologna per scatenare l’inferno?


Certo, si fa il possibile, come l’equilibrista che cammina sul filo e cerca di raggiungere indenne l’altro lato del baratro. Tutti vigilano e sono pronti a intervenire, ma è a monte che le decisioni mancano, non sono state prese, sono state eluse, dribblate, scavalcate per altre ragioni e il video gioco è andato avanti sempre più frenetico, sempre più Tir, sempre più traffico, sempre più rischi a cavallo di quelle aree sensibili, sempre più sforzate quelle strade, quelle autostrade, costruite quando la Topolino aveva appena finito di furoreggiare e la parola Tir non esisteva sul vocabolario dei trasporti.


Non si doveva trasferire la maggior parte del traffico pericoloso su “ferro”, cioè sui treni? Lo sentiamo dire da decenni, ma ora ecco che il Terzo Valico, tutto finanziato, costruito al 29 per cento, programmato per il 2022, data mitica oramai, viene ancora tenuto sub judice da chi non vuole sentir parlare di Grandi Opere, vade retro Satana. Guardate che Satana sta nelle fiamme di Borgo Panigale.
Si dovevano costruire negli anni Novanta la Bretella,già finanziata e quei soldi sono finiti sulla Reggio Calabria-Salerno e noi nulla e negli anni due mila la Gronda, ma ci abbiamo fatto un dèbat public che detto in francese fa più fino, e ora aspettiamo che partano i cantieri a ottobre, ma chissà perché, se non è questa una grande opera, allora di cosa parliamo?


Dovevamo declassare l’autostrada dentro alla cerchia del nodo di Genova anche per introdurre discipline di controllo del traffico più aderenti a una realtà urbana…….
I tremila Tir-bomba frullano dentro a quel video gioco tutti i giorni e a tutte le ore, sfiorano i depositi, i porti petroli, le centrali elettriche, le case che in certi punti sembra che il traffico ti entri nel soggiorno e sono sempre più pesanti. Invece quelle parole, “bretella”, “gronda”, “tangenziale”, “dèbat public”, sono leggere e volano via.


Se non vogliamo vivere l’inferno di Borgo Panigale bisogna subito fare qualcosa, come ha scritto Maurizio Rossi, scortare i convogli pericolosi, come si fa con quelli “eccezionali”, contigentarli, segnalarli, controllarli perché non viaggino sul filo come quell’equilibrista: basta un colpo di sonno, un trillo di un telefonino, una curva bagnata del videogioco per spalancare le porte dell’inferno. Non deve e non può essere troppo tardi.