Sull'Ilva sindacati e azienda cercano un accordo, ma le distanze restano ancora marcate. Il tavolo al ministero dello Sviluppo economico, convocato dal vicepremier e ministro Luigi Di Maio dopo la proclamazione dello sciopero da parte delle sigle dei metalmeccanici per l'11 settembre, dà il via ad una trattativa in ristretta, nel tentativo di trovare una soluzione definitiva prima delle scadenze inevitabili del 7 e del 15 settembre.
Sul tavolo arriva una bozza di verbale di accordo, frutto di un incontro informale tenuto la notte scorsa al Mise tra sindacati, azienda e lo stesso Di Maio, che sul piano occupazionale indica in 10.300 i lavoratori che ArcelorMittal intende riassumere, di cui 10.100 entro fine 2018 e altri 200 entro dicembre 2021. Un numero leggermente superiore rispetto al piano occupazionale originario in cui i lavoratori riassunti erano indicati in 10.000 rispetto ai 13.522 attuali dipendenti.
Nella bozza l'azienda si impegna inoltre a formulare una proposta di assunzione per gli esuberi rimasti "non prima del 23 agosto 2023", che non abbiano già beneficiato di altre misure, come ad esempio l'incentivo all'esodo, e non abbiano già ricevuto un'offerta da un'affiliata. Ai sindacati firmatari dell'eventuale accordo, contestualmente, si chiede di impegnarsi a raggiungere con Am InvestCo, "a fronte dell'assunzione dei dipendenti in organico dell'amministrazione straordinaria, specifiche intese, comprese riduzioni dell'orario di lavoro, che consentano di assicurare costi del lavoro invariati".
Ma per i sindacati la strada per un accordo è ancora in salita, nonostante Di Maio, prima della riunione, si sia dichiarato fiducioso: "Sono ore delicatissime" ma il tavolo "può dare buoni risultati, credo che ci siano i presupposti". Il suo obiettivo sarebbe di arrivare ad un accordo entro venerdì 7. Di Maio ha ribadito che la gara per la vendita dell'Ilva, di giugno 2017, presenta profili di illegittimità ma può essere annullata solo se viene a mancare l'interesse pubblico, elemento che rientra in campo se sindacati e azienda trovano l'accordo.
Per la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, "allo stato attuale siamo lontanissimi da un accordo. Continuiamo a chiedere che non ci siano esuberi, che ci sia piena occupazione e pieno riconoscimento dei diritti salariali" e contrattuali con il mantenimento dei diritti acquisiti a partire dall'articolo 18. Inoltre, secondo Re David, nella proposta di Am non è indicato l'organico complessivo e il numero iniziale degli assunti resta sostanzialmente "invariato".
Anche il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, evidenzia che "le distanze sono ancora molto rilevanti, ma andiamo avanti". Distanze che partono dagli aspetti occupazionali fino al doppio regime salariale per i neoassunti. C'è la necessità, ha proseguito, che "il governo confermi i 250 milioni di euro per gli incentivi volontari all'esodo".
Al numero uno della Uilm, Rocco Palombella, il documento proposto al tavolo "non va bene perché riproduce fedelmente quello che ci hanno già detto in questi mesi" e l'unica apertura ravvisata "è che da 10.000 passerebbero a 10.300 le persone da assumere". Il clima "è pesante, ma noi non abbandoneremo il tavolo e andremo avanti per tutto il tempo necessario".
Davanti c'è la scadenza di venerdì 7, giorno che lo stesso Di Maio ha indicato come termine di chiusura della procedura amministrativa sulla validità della gara di aggiudicazione dell'Ilva e anche per rendere pubblico il parere dell'Avvocatura dello Stato. Il 15 settembre scade invece l'amministrazione straordinaria, mentre le risorse finanziarie sono agli sgoccioli.
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Ilva: tavolo a Roma, Mittal propone 10.300 assunzioni. I sindacati: "Posizioni ancora lontane"
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