
Secondo gli inquirenti, la condotta illecita della società sarebbe stata agevolata da Fontanella la quale, pur a conoscenza della natura dei rifiuti, ha consentito con autorizzazione integrata ambientale la gestione dei prodotti illecitamente classificati e, anche di fronte alle diossine non ha preso provvedimenti.
Dopo un controllo di Arpal era stato scoperto che le ceneri, derivanti dal doppio sistema di abbattimento dei fumi in uscita dai forni fusori, invece di essere classificate come rifiuti pericolosi sono state prima classificate come rifiuti non pericolosi e, da giugno 2017, gestite come sottoprodotti. Le analisi sulle ceneri hanno rilevato elevati valori di diossine non dichiarate. Questa gestione, sostengono i carabinieri, ha consentito di evitare i costi di smaltimento e di avere ingiusti profitti dalla vendita di tali materiali. I rifiuti pericolosi sono stati venduti e trattati in Germania, Polonia, Belgio, Austria, Paesi Bassi, Turchia, Stati Uniti, Giappone.
Le accuse nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, traffico illecito di rifiuti pericolosi. La società è indagata per responsabilità amministrativa dell'ente. Sequestrati circa 3 milioni di euro che si ipotizza siano provento degli illeciti.
IL COMMENTO
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