"Dopo 65 giorni l'impatto sarà forte, dovrò controllare il respiro, dovrò dire al mio cuore di rallentare i battiti, che le mie mani non tremino nel raccogliere quel po' di vita che mi porterò via". Giusy Moretti è la coordinatrice del comitato degli sfollati di via Porro. E a Facebook affida la sua apprensione, la sua sofferenza in vista del rientro a casa tra due giorni.
Tutti noi giornalisti che dal 14 agosto stiamo raccontando la tragedia del crollo di Ponte Morandi abbiamo imparato a conoscere la sua forza, la sua energia. Sempre presente al presidio degli sfollati, con il cellulare che squilla in continuazione tanto che anche le figlie gemelle Manuela e Monica e il marito Sabino più di una volta sorridendo mi hanno detto: "Non riusciamo più a parlarle...è sempre al telefono". Suo malgrado è diventato un viso-simbolo della tragedia del Morandi, la tragedia di chi da quel 14 agosto non ha più una casa anche se la vede lì davanti agli occhi a poche decine di metri dal limite della zona rossa.
"Non so se ci riuscirò - scrive su Facebook - se perderò minuti preziosi per accarezzare la mia casa. I muri non li potrò portare con me, mi hanno visto sposa felice, mamma di gemelle, hanno udito i loro vagiti, i pianti,le risate gli urli. Momenti belli altri brutti, hanno visto il mio dolore quando ho dovuto lasciare mia mamma e dopo alcuni anni il mio papà. Mi rifugiavo in casa,la mia casa era il porto sicuro, dove le mie ansie trovavano quiete,le paure svanivano. Ora sono in preda all'incertezza...ricominciare mi fa paura. Lasciare casa per sempre sarà come elaborare un lutto e passerò tutte le fasi...sarà un vetro taglinte che stringerò nel pugno della mano, farà tanto male, mi ferirà...col tempo il vetro si smusserà e non farà più male...Già il tempo...e si ritorna alla due ore. Due ore dove strapperai pezzi di vita e li inscatolerai".
Si fa coraggio Giusy, anche oggi, soprattutto oggi, per lei, la sua famiglia e non solo: "Buona vita a miei compagni di via, troverò nei loro volti le mie stesse paure i miei stessi dubbi. Quindi coraggio...andiamo decisi e un po' incazzati a prenderci quello che è nostro. E se qualcosa ce lo dimentichiamo ricordiamoci che ci aspetta una seconda entrata, poi un'altra e un'altra ancora...parole del Sindaco. Buona entrata a tutti con il cuore".
Giusy oggi a poche ore dal rientro in casa è solo una sfollata del Morandi, come firma sempre i suoi post, un po' meno forte ma sempre decisa e un po' più umana con le sue paure, fragilità che in questi due mesi ha imparato a nascondere, spesso sotto gli occhiali da sole. Nessuno di noi può capire, e potrà mai capire, cosa sta passando Giusy e come lei gli altri quasi 600 sfollati di via Porro e via del Campasso costretti ad abbandonare, in fretta sotto un temporale, il proprio rifugio, il proprio porto sicuro per colpe non loro e neanche della natura. Nessuno.
Tutti noi però da Giusy e dagli altri possiamo imparare qualcosa. Io ho imparato la dignità, la forza di non farsi abbattere nonostante momenti di estremo dolore e difficoltà.
cronaca
Due ore per inscatolare una vita e farsi insegnare dagli sfollati la dignità
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