Il professor Luca Beltrametti è ordinario di Politica Economica dell'Università di Genova: a lui abbiamo chiesto spiegazioni sulla crisi della Banca Carige.
Il commissariamento, fatto in questi termini, è un atto senza precedenti: è sopreso?
E’ un fatto senza precedenti e certamente grave, onestamente non mi ha sorpreso perché la gravità della situazione era evidente da tempo: sia i moniti della Bce che i meccanismi dei mercati hanno parlato con chiarezza da molto tempo.
La questione forse più grave, e determinante nella decisione della Banca Centrale Europea, è che il prestito da 320 milioni di Euro garantito dal Fondo Interbancario non abbia trovato un rifinanziamento sul mercato: credo, da quel che si legge, che questo sia stato il segnale che ha spinto Francoforte a intervenire.
Non si può poi non registrare il fatto che negli ultimi quattro anni l’azionista di riferimento abbia espresso tre amministratori delegati, con i quali è entrato rapidamente in scontro.
Il commissariamento mette in crisi il concetto di 'banca del territorio'
Negli anni novanta c’era un importante filone di letteratura economica che considerava più efficienti le banche del territorio rispetto ai grandi istituti: questo sembrava vero perché conoscendo meglio il tessuto imprenditoriale locale, i manager delle piccole banche soffrivano di minori asimmetrie informative rispetto ai loro colleghi degli istituti più grandi. Purtroppo i fatti hanno dimostrato che quella teoria era sbagliata: spesso hanno infatti prevalso comportamenti collusivi se non addirittura illeciti, legati a una logica clientelare e amicale. Queste sono dinamiche più politiche o di potere piuttosto che economiche.
Ora i commissari non risponderanno più ai soci della banca, ma alla Bce: cosa significa per la proprietà?
Questi commissari hanno il potere di convertire il prestito del fondo Interbancario in azioni senza passare dall’assemblea dei soci, quindi si tratta di un potere enorme. Da un certo punto di vista si può dire che la scelta della Bce di nominare commissari due membri del cda scelto dall’azionista di riferimento solo pochi mesi fa, sia una formula rassicurante per gli stessi soci, garantendo la continuità di quegli stessi schemi operativi che erano stati delineati dai proprietari della banca. Potrebbe quindi trattarsi di una scelta non ostile, sia nei confronti dei manager, ai quali evidentemente la Bce non ha nulla da imputare, che nei confronti del socio di maggioranza, considerato che queste persone le ha scelte lui stesso qualche mese fa. La presenza del professor Raffaele Lener, invece, mi sembra rappresentare un segnale diverso: è un giurista di chiara fama ma è un uomo totalmente estraneo alle logiche locali.
Si può affermare che oggi Carige, almeno temporaneamente, non sia più la banca del territorio?
Credo che dobbiamo essere realisti, la banca del territorio come ce la siamo raccontata negli ultimi vent’anni è finita. Ora vedremo a cosa porterà questa transizione: sono molto preoccupato soprattutto dal punto di vista occupazionale, in particolare per quanto riguarda l’occupazione di qualità. Un’aggregazione allontanerà da Genova i ruoli apicali, con un impatto negativo sui nostri giovani laureati. Banca del territorio voleva anche dire ‘salvadanaio locale’ e in questi termini la nuova situazione ha già avuto e ancora di più avrà un effetto dirompente. Diverso è il rapporto con l’economia locale: Carige era vista come l’istituto capace di credere e investire sui progetti del suo territorio ma non penso che una realtà diversa, ancorché lontana da Genova, debba comportarsi in modo meno attento.
La legge italiana protegge i correntisti: chi ha denaro in Carige ha qualcosa da temere?
Su questo mi sento di poter rassicurare tutti, non vedo alcun rischio per i correntisti di Carige: la legge italiana tutela i conti correnti fino a centomila Euro, sarà così qualunque cosa succeda alla banca. Naturalmente non sono protetti dalla legge gli azionisti e gli obbligazionisti, ma gli azionisti purtroppo hanno già abbondantemente perduto i propri investimenti: la loro speranza, adesso, è che un’aggregazione possa essere pagata con un controvalore in azioni che, in futuro, possano remunerare più e meglio gli attuali azionisti Carige.
Adesso che cosa succederà?
Mi sorprende il lungo silenzio del Governo, che ha parlato solo nelle ultime ore: io mi auguro che l’approccio di Roma possa essere il meno ideologico possibile. Sono spaventato quando sento dire troppi ‘mai’, il nocciolo della questione è il ‘come’ si fanno le cose. La vicenda del Monte dei Paschi, per esempio, non mi sembra sia stato un trionfo, sebbene la sua messa in sicurezza abbia limitato il contagio. Anche la vicenda della banche venete non è stata perfetta, forse lo è stata solo per chi ha comprato a quelle condizioni così favorevoli. Il ‘come’ è la cosa più importante e l’approccio deve essere intelligente e non ideologico.
economia
Crisi Carige, parla l'esperto: "La banca del territorio è un concetto finito ma i correntisti non rischiano nulla"
Parla il professor Luca Beltrametti, ordinario di Politica Economica all'Università di Genova
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