Da cosa dipenda questo calo di concentrazione nel girone di ritorno non è facile capirlo. Il fenomeno si è sempre ripetuto durante la gestione Ferrero e con tre allenatori diversi: Mihajlovic, Montella e Giampaolo stesso. Vero è che da quando Giampaolo guida la Samp i mercati si sono sempre stabilmente conclusi in forte attivo, perché sono stati comprati e venduti giocatori per un utile complessivo di 60 milioni, ben 20 all'anno. Eppure, finora ad ogni campionato la squadra ha fatto registrare progressi nel punteggio finale.
Il calo nel ritorno, però, è innegabile. Forse Giampaolo, straordinario, organizzatore di gioco e valorizzatore di calciatori, non è un grandissimo motivatore sul piano psicologico. Forse la società, strategicamente più interessata al mercato che al risultato sportivo, una volta acquisito l’obiettivo fondamentale della salvezza, non riesce essa stessa più a trasmettere la giusta carica all’ambiente. Oppure, più semplicemente, nella prima parte della stagione la Sampdoria sfrutta con abilità la sua consolidata organizzazione giampaoliano ma alla lunga i veri valori vengono fuori e hanno il sopravvento in classifica. Il Milan ne è l’esempio.
Questa Sampdoria probabilmente per valori tecnici è da decimo posto, ma suscita un po’ di rabbia e qualche interrogativo raggiungerlo attraverso il tradizionale saliscendi. Peraltro, le prossime quattro partite, con Cagliari, Spal, Atalanta e Sassuolo, saranno fondamentali per definire la cifra del tipo di obiettivo perseguibile dalla formazione di Giampaolo in questo campionato. A Milano la Sampdoria è parsa viva, ma superficiale e agonisticamente poco intensa. Se non vuole issare la bandiera bianca in anticipo, deve ritrovare al più presto la giusta dose di cattiveria agonistica.
IL COMMENTO
Come si controllano le acque superficiali in Liguria
Che tristezza la politica che non vuole la sanità