
Nel quartiere, divenuto vicolo cieco per la chiusura e zona rossa dopo il crollo di ponte Morandi, i commercianti stentano a sopravvivere. Il caso eclatante è quello di Ivan che l’11 agosto ha aperto una paninoteca investendo gran parte dei risparmi della famiglia. Tre giorni dopo è crollato il ponte. Pensare che il decreto Genova considera per calcolare l’indennizzo i tre anni precedenti il crollo, lui farà riferimento solo a tre giorni.
"Sono disperato - racconta a Primocanale - non so come fare a tenere aperto, ormai non sappiamo più come comportarci. Girano voci nel quartiere di rivolta, di una manifestazione eclatante per bloccare i cantieri del ponte o comunque per farsi sentire in qualche modo dalle istituzioni. Il mio caso è eclatante, ma ci sono casi anche tra gli altri commercianti che hanno aperto pochi mesi prima del crollo".
"In via Fillak bassa chiunque abbia un’attività commerciale ormai stenta a tenere aperto, mi hanno tagliato la luce oggi" racconta un macellaio. Stessa situazione per un parrucchiere: "È nota la mancanza di passaggio di auto, la situazione è ormai emergenziale".
Da qui la volontà di scendere in piazza con indosso i gilet arancioni, vista la zona arancione in cui ci si viene a trovare, sull’esempio della rivolta di piazza dei gilet gialli francesi.
IL COMMENTO
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