Sono stati scoperti altri traffici di Orazio Pino, l'ex pentito di mafia ucciso in un parcheggio a Chiavari martedì sera: l'uomo che da due decenni ormai svolgeva l'attività di orefice e gestiva un compra-oro, andava spesso in Basso Piemonte, tra Valenza e Alessandria, per affari e lì potrebbe avere intessuto rapporti con persone di giri non proprio cristallini.
È questa l'altra pista battuta dagli investigatori della squadra mobile di Genova, agli ordini del primo dirigente Marco Calì, oltre a quella dei rapporti personali. La prima ipotesi, infatti, riguardava l'ex socia, che aveva denunciato Pino lo scorso anno per un furto di gioielli, il suo nuovo fidanzato, il fratello di lei e un altro paio di persone. All'indomani dell'omicidio, infatti, gli inquirenti, coordinati dal pm Silvia Saracino, li avevano sottoposti allo stub, ovvero alla ricerca su mani e indumenti di tracce di polvere da sparo.
Gli investigatori stanno anche passando al setaccio i contatti del telefono di Pino a caccia di una traccia. L'ex pentito potrebbe avere avuto conflitti di lavoro con qualche venditore di gioielli oppure potrebbe avere fatto uno sgarro a famiglie di etnia sinti che poi potrebbero avere messo in piedi una vera e propria vendetta. Il killer, è una ipotesi degli investigatori, potrebbe avere studiato le abitudini di Pino e organizzato nei minimo dettagli l'omicidio e per questo potrebbe essere contestata anche la premeditazione.
cronaca
Omicidio Chiavari, si indaga anche su affari in Piemonte dell'ex sicario della mafia
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