Dopo il via libera del Fondo interbancario di tutela dei depositi al piano concordato con il fondo Blackrock, e le contestuali rassicurazioni dei commissari di Carige ai sindacati, sono arrivati segnali di distensione per i lavoratori della banca. Che però hanno valore solo sull’immediato. E come dicono gli stessi sindacati, i timori e le preoccupazioni non si arrestano.
Blackrock diventerà azionista di riferimento. Ma è lecito chiedersi perché un fondo di livello mondiale abbia interesse a portare avanti questa operazione e quale sarà il ruolo di Malacalza. L’ipotesi è che l’accordo con il principale azionista possa arrivare al termine di una trattativa che – sebbene Malacalza non si sia ancora espresso – è già iniziata. E che entrambi siano interessati a chiudere positivamente. E il capitolo che potrebbe essere decisivo è quello che riguarda i crediti deteriorati, i cosiddetti NPL, che potrebbero garantire utili e dare un senso all’investimento degli americani.
Ma anche il futuro della banca presenta molti interrogativi. Il fondo americano ha interesse a valorizzare Carige, ma per farlo potrebbe dover intervenire anche sulla struttura, su dipendenti e filiali. Ad oggi sappiamo che nell’immediato non ci saranno ulteriori esuberi rispetto a quelli già previsti. E che non ci saranno decurtazioni sui salari.
La rassicurazione – di cui c’era bisogno – non può essere sufficiente. Gli stessi sindacati non nascondono alcune preoccupazioni: la difficoltà ad aprire un tavolo di discussione sul piano industriale. E poi c’è il clima interno alla banca che viene descritto come ‘non sereno’. E questo non solo perché gli americani diventeranno azionisti di riferimento della banca che hanno la volontà di prendere in mano il timone dell’istituto di credito, nominando in primo luogo l’amministratore delegato. Ma anche perché la sensazione diffusa è quella che la strada più facile (non la migliore da percorrere, ma la più facile) per arrivare al salvataggio della banca è quella che potrebbe passare da un livello occupazionale più basso. Forse ancora più basso di quello già previsto dal piano che prevede i 1200 esuberi già decisi.
Le incognite riguardano i dipendenti, ma anche la fine di un modello di banca che tutti definiscono “del territorio”, un modello che non ci sarà più. Si apre una nuova era di Carige in piena competizione con altre banche. L’aspetto positivo è che non ci potranno più essere rapporti privilegiati ingiustificati, crediti concessi senza garanzie, in altre parole ciò che sembra essere stata la prima causa del dissesto della banca. Ma a parte questo, c’è una struttura della banca di cui oggi non si può disegnare un futuro certo. Ed è normale che questo oggi faccia paura a chi la banca la vive.
economia
Carige agli americani, finisce un modello di banca e il futuro resta pieno di incognite
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