“Vallescrivia? Quando lavoravo in cava, talvolta, venivo ad Arquata per scaricare con il camion. Conosco meno la parte ligure”. Lo rivela Marco Olmo: classe 1948, ultramaratoneta italiano e vincitore di numerosi ultra trail anche nel deserto.
L’avvio di giugno lo vedrà protagonista a Ronco per la trentaquattresima edizione del Giro di Monte Reale, la quarta post rinascita con oltre 25 società coinvolte all’interno di un fine settimana segnato da “Sportivamente”: l’iniziativa di Comune e volontariato locale caratterizzata da più discipline, conferenze, incontri con esperti. Tra le attrattive 2019 anche la torre mobile del Cai per l’arrampicata e un grande spazio riservato alla disabilità.
Marco Olmo non ci gira intorno: “Difficilmente correrò la gara del 2 giugno perché il ginocchio fa ancora male. Tuttavia, la sera del primo sarò presente al cinema Columbia per salutare tanti amici rivivendo un pezzo di storia personale tra immagini e ricordi che supporteranno il mio libro”.
Gran parte degli aneddoti riguardanti la leggenda del trial sono presenti in rete. Davanti al taccuino di Qui usa sintesi, l’uomo di Robilante: “La mia prima gara a 27 anni e arrivai penultimo. A 47 ho iniziato le sfide nel deserto e a 58 sono diventato campione del mondo vincendo l’Ultra trail du Mont Blanc. Mica solo vittorie, le sconfitte sono state decisamente più numerose” rivela con un’umiltà mai perduta. Si definisce più mulo che cavallo da corsa, uno da lunghissime distanze. Ai giovani che approcciano questo sport non racconta storie: “Oggi corrono tutti, il consiglio resta rivolto a un inizio calibrato in base alle proprie possibilità. Bisogna conoscersi e capire il proprio corpo, completare una maratona in 4 ore morto di fatica non serve a nulla. Io, per esempio, non ho mai avuto un allenatore”.
Appuntamento a Ronco, con premessa di grande valore già alle 18 di venerdì 31 maggio sempre nei locali dell'ex sottostazione: presentazione del libro "Monte Reale", la storia, il paesaggio e la corsa a cura di Sergio Pedemonte e Alessio Schiavi.
IL COMMENTO
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