porti e logistica

L'opinione del Presidente di Interglobo Fabrizio Parodi
2 minuti e 53 secondi di lettura
Via della Seta, rischio o oppurtunità: preferire gli investimenti cinesi a quelli americani, con tutto quello che ne consegue in termini di leggi e rapporti umani e politici, è una scelta di campo che migliorerà la nostra economia? Oppure no?

L'analisi dell'editore di Primocanale Maurizio Rossi (LEGGI QUI), membro della Commissione Infrastrutture Senato XVII Legislatura, ha aperto il dibattito al quale sono invitati a partecipare esperti, imprenditori, politici.

Ben vengano i cinesi ma se in sintonia con Genova
di Fabrizio Parodi
*presidente di Interglobo

Genova
, con svariati miliardi di budget stanziati di spesa per finire il Terzo Valico, per potenziare la ferrovia e quindi per unire il porto in modo competitivo al resto dell’Europa e con un retroporto integrato all’industria, budget per l’alta velocità per i passeggeri, per fare la gronda, la diga per poter accogliere le mega navi, il potenziamento di Fincantieri e tutta la cantieristica, ha un occasione unica per rimodellarsi.

Noi dobbiamo avere autostima e sapere che la nostra città ha un potenziale importante con il suo porto, le Crociere, il turismo, il polo tecnologico, la cantieristica ed io dico da sempre il poter attirare industria oltre Appennino integrata al nostro porto e polo logistico, che dovrebbe diventare la Brianza come è per Milano.

Con un budget adeguato possiamo davvero rilanciare una città storica e bellissima e con forti valenze, ed i nostri amministratori hanno un grande progetto e stanno lavorando con visione per un bel futuro.

Se i cinesi con la Via della Seta ci portano altri miliardi ci aiuterebbero a far realizzare e far crescere ulteriormente il grande progetto in corso per la nostra città che ha forti valenze.

Noi come azienda abbiamo 4 uffici in Cina ed uffici in Vietnam, Tailandia e Sud Est Asiatico da oltre 20 anni, per cui conosciamo bene quei paesi e quei mercati, ma conosciamo anche bene gli Usa dove siamo presenti da oltre 30 anni.

L’America oggi è un importantissimo cliente e mercato estero per l’Italia. Il 30% del PIL italiano è fatto dall’export e gli Usa cubano una grossa fetta. Il Made in Italy italiano si è costruito tanto in Usa, andiamo a vedere il successo che ha portato tante aziende a diventare grandi grazie a quel mercato.

Gli americani adorano i nostri prodotti, il nostro stile di vita ed il nostro paese per tutte le sue bellezze naturali, storiche e culturali.
Sono probabilmente il maggior cliente da 70 anni dopo il piano Marshal.

L’America ci ha dato questo e non rappresenta solo gli Amazon che peraltro la città di New York non ha voluto accogliere visto che pretendeva sgravi fiscali per ben 3 miliardi.

Oggi esiste un braccio di ferro tra Trump e Xi Jinping, credo dobbiamo tenerne conto, dazi al Made in Italy sarebbero molto penalizzanti per la nostra fabbrica produttiva.

Detto questo noi dobbiamo pensare a 360 gradi e ben vengano investimenti anche dei cinesi purché in sintonia con una nostra visione di grande città’ e di nostra personalità. Se ci cercano è perché vedono un bel potenziale e sicuramente si userà molta diplomazia per cercare di non perdere pezzi importanti per strada e neppure però perdere opportunità, ci vorrà molta bravura ma io confido molto nelle capacità di chi deve gestire questo importante momento per la nostra città anche se in un contesto molto difficile e complesso.