cronaca

Detriti: no al ribaltamento di Fincantieri, possono diventare una collina verde
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Si deciderà martedì prossimo, 11 giugno, con un vertice in Regione il destino dei detriti della demolizione di Ponte Morandi. A chiudere il cerchio saranno la struttura commissariale, Asl, Arpal e la stessa Regione. E' quanto emerso nel corso di una commissione comunale dedicata al tema. L'intenzione sarebbe quella di ridurre al minimo i rifiuti e recuperare il materiale per una serie di opere infrastrutturali che interessano la città. A partire dal rimodellamento dell'area sottostante il viadotto dove sorgerà un nuovo parco urbano. Ma si valuta anche la possibilità di realizzare riempimenti e massicciate per le fondazioni necessarie alla realizzazione della Gronda e per il riempimento dell'area "Sot" alla foce del Polcevera, in zona portuale ex Ilva.

Sembra tramontare l'idea per utilizzare le macerie per il ribaltamento a mare di Fincantieri.
L'obiettivo è anche quello di limitare gli spostamenti, anche perché per il solo ponte si parla di 40mila metri cubi per il cui smaltimento saranno necessari circa 4mila viaggi di camion. Dagli ultimi dati ufficiali a disposizione (e pubblicati nella relazione ambientale del 26 marzo) si parla di 24mila metri cubi di materiale a ponente, di cui 14mila del ponte e 10mila dei capannoni sottostanti, e 35mila circa a levante, di cui 20mila dal ponte, 10mila dalla demolizione dei caseggiati, 5mila dallo svuotamento degli stessi, 100 di rifiuti contenenti amianto.

"Il materiale è stato iper campionato e la sua natura è ormai molto chiara. Gli ultimi monitoraggi sugli stralli delle pile 10 e 11 sono stati ancora più confortanti del passato: non abbiamo alcuna presenza di fibre di amianto. Mentre le ultime rilevazioni sull'aria dopo le prime demolizione di via Porro danno livelli al di sotto delle 0,1 fibre per litro", ha spiegato il direttore della struttura commissariale, Roberto Tedeschi, interpellato dall'Agenzia Dire.

Per la demolizione con l'esplosivo delle pile 10 e 11 di Ponte Morandi, quelle strallate, le aziende responsabili dei lavori hanno proposto alla struttura commissariale, alla prefettura e agli organi di controllo, un piano di gestione della popolazione che prevede un raggio di interdizione di 250 metri. Il piano non è ancora definitivo: dovrà essere condiviso con gli altri enti competenti in una serie di riunioni tecniche fissate nei prossimi giorni. Oltre ai 250 metri di raggio di interdizione totale dalle prime ore del mattino fino alla sera, sarà possibile una zona cuscinetto, in un raggio di ulteriori 100 metri, dove le persone potranno restare ma solo all'interno di abitazioni e negozi, e con finestre e porte chiuse.

L'esplosione, salvo diverse indicazioni che potrebbero arrivare dalla prefettura, è al momento fissata al 24 giugno ma Alberto Iacomussi, di Ipe Progetti, una delle imprese dell'ati dei demolitori ha sottolineato che, nel caso nei giorni immediatamente prima o dopo ci fossero previsioni di pioggia sarà valutata l'esplosione in quel momento, per abbattere meglio le polveri. Alla commissione consiliare c'era anche Massimo D'Angelo, il super perito consulente dell'ati dei demolitori, nonche' responsabile del Centro sanitario amianto del Piemonte che ha ribadito come l'acqua sia la tecnica fondamentale per mitigare il rischio.