cronaca

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 "Io non ho soltanto il negozio in via Fillak, ma abito anche qualche metro più in là, ai confini di quella che è poi diventata la zona rossa: quel giorno sono stato subissato di telefonate di amici preoccupati che mi potesse essere successo qualcosa", ricorda così il 'suo' 14 agosto Ron, vicepresidente del comitato dei commercianti di via Fillak.

"Mi dispiace che la città porti le cicatrici di questa grande ferita, ma ad un anno dal crollo il pensiero va alle 43 vittime. Perché sono morte? Di chi è la colpa? Ancora non abbiamo risposta", sottolinea Ron con gli occhi lucidi.

"Di fronte a tutto questo, il problema del commercio passa in secondo piano". Via Fillak è stata una delle vie maggiormente colpite nei mesi successivi, oltre a trovarsi già in crisi in precedenza. "Ora con il bypass di via Porro il traffico è ripreso, ma comunque non dobbiamo dimenticare che abbiamo perso 600 famiglie in zona e che i clienti abituali hanno cambiato abitudine".

E le storie di chi ha dovuto chiudere bottega sono frequenti. Tra coloro che ancora resistono, anche grazie alla rete di solidarietà che si è creata nel quartiere, emergono i casi di chi aveva aperto una attività poco prima del crollo: "Io avevo aperto due mesi prima, in tanti non sanno nemmeno che io abbia il mio negozio qui perché non ci sono mai passati".