Il nuovo Ad di Autostrade, Roberto Tomasi, sapeva che il direttore dell'VIII tronco di Bari, Gianni Marrone, non aveva fornito documenti all'ispettore del Mit, Placido Migliorino, e che aveva omesso di dare documentazione alla guardia di finanza nel corso di una perquisizione. E' quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche depositate al Riesame nell'ambito dell'inchiesta bis sui report edulcorati che a settembre ha portato a tre arresti domiciliari e sei interdittive, tra tecnici e dirigenti di Aspi e Spea.
In particolare, il 31 gennaio, all'indomani della notizia sul nuovo filone di indagine sui falsi rapporti sullo stato di salute dei viadotti, Tomasi chiama Marrone per sapere di cosa si tratta. "Marrone spiega che - si legge nell'annotazione delle Fiamme gialle - l'armatura rinvenuta in sede di indagine sulla trave è difforme dal progetto del 1974, che non hanno fornito dei documenti a Migliorino nel corso delle ispezioni del ministero e che nel corso delle perquisizioni" della Guardia di finanza "hanno volontariamente omesso di consegnare la documentazione di collaudo e i certificati dei materiali".
Da quanto trapela in procura, la conversazione è al centro di approfondimenti investigativi. I due al telefono si domandano come possa essere partita l'indagine sul Paolillo, il viadotto in Puglia. Marrone spiega all'amministratore che e' stato Migliorino a segnalare alla procura di Genova. Per Marrone, l'ispettore sta segnalando, in quel periodo, tutte le presunte criticità solo perché vuole fare carriera.
Intanto la procura di Genova ha aperto un fascicolo, per atti relativi, dopo l'esposto presentato dai consiglieri del Movimento 5 Stelle sulle condizioni del viadotto Bisagno. Il fascicolo è stato assegnato per competenza al pubblico ministero Walter Cotugno, che indaga sui falsi report sui viadotti autostradali. Nell'esposto si chiedeva di verificare eventuali responsabilita' di chi ha fatto i controlli sulla struttura e avviare una 'task force' indipendente per valutare lo stato di salute della struttura.
La stessa procura aveva fatto una prima ispezione con propri tecnici. Autostrade per l'Italia ha sempre rassicurato sulla tenuta statica del viadotto, ricordando come siano in programma e in atto interventi di monitoraggio e manutenzione, su giunti e piano stradale. Entro l'anno, inoltre, dovrebbero partire lavori di ristrutturazione della struttura. Documenti che a questo punto potrebbero essere acquisiti per le indagini a seguito della denuncia.
LA DIFESA DI TOMASI - L'ad di Autostrade per l'Italia, Roberto Tomasi, chiarisce che "in realtà nel colloquio con il geometra Marrone veniva espressamente chiesto allo stesso di chiarire la propria posizione direttamente alla magistratura, in modo da consentire una puntuale ricostruzione dei fatti. Tale telefonata avveniva alla fine del mese di gennaio 2019, in occasione delle prime notizie stampa riguardanti il Paolillo, mentre i fatti oggetto della conversazione si riferivano ad ottobre del 2018. Successivamente a tale conversazione, e a prescindere dalla determinazione del geom. Marrone di confrontarsi con la Procura di Genova, l'ing. Roberto Tomasi attivò tutte le verifiche interne per accertare i fatti. Gli esiti delle verifiche sono stati riportati sulla homepage del sito di Autostrade per l'Italia nell'ambito dell'operazione di 'trasparenza totale' promossa dalla societa'. Nel mese di giugno 2019 il geom. Marrone è stato destinato ad altro incarico non operativo all'interno della Società e sospeso successivamente al provvedimento cautelare che lo ha interessato". Lo afferma lo stesso Tomasi in una nota.
ALTRI 5 PONTI NEL MIRINO - Ci sono altri cinque viadotti nel mirino degli investigatori che indagano sul filone dei falsi report. Si tratta del viadotto Carlo Alberto, del Baudassina e del Ferrato nell'alessandrino, del Gorsexio e Stura III tra i caselli di Voltri e Masone in A26. Al vaglio degli inquirenti c'erano già il Pecetti e il Gargassa (A26), il Sei Luci, il Teiro e il Costa (A10), il Bisagno e il Veilino (A12).
I nuovi accertamenti nascono dall'analisi delle mail e dei documenti sequestrati nell'inchiesta bis che a settembre aveva portato 3 persone agli arresti domiciliari e 6 misure interdittive, tra Aspi e Spea. A insospettire i pm sarebbero stati i voti alti dati a viadotti con "appoggi molto corrosi e inefficaci" e "con ammaloramento diffuso sui bulbi inferiori". La procura ha nominato propri consulenti per approfondire questi aspetti, anche Spea e Aspi stanno provvedendo a rimappare lo stato di salute dei viadotti finiti sotto la lente affidandosi anche a società esterne.
cronaca
Falsi report, il nuovo amministratore delegato di Autostrade "sapeva di atti nascosti"
Emerge dalle intercettazioni depositate al Riesame
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