Una cavalcata a tempo di record. Ecco i 17 mesi di azzurro con Roberto Mancini, dal flop mondiale di un'altra Italia alla rinascita della sua. Qualificarsi all'Europeo con tre turni di anticipo non era mai riuscito a nessun ct, e in fatto di numeri il commissario tecnico non si ferma qui. La vittoria sulla Grecia (2-0) che vale il pass ufficiale a Euro 2020 fa l'en plein di sette partite su sette nel girone ed è anche l'ottava di fila, una in più di Trapattoni e Prandelli e solo una di meno di un mito azzurro, Vittorio Pozzo.
Certo, il crescendo di risultati di queste 16 partite (10 vittorie, 4 pareggi, 2 sconfitte) non garantisce i favori del pronostico per il torneo del prossimo giugno. Ma dall'azzurro sbiadito del novembre 2017, quando la nazionale mancò per la seconda volta nella sua storia la qualificazione al Mondiale, alla notte di festa dell'Olimpico sembra passata un'era. E invece è trascorso poco meno di un anno e mezzo, impiegato a ricostruire la nazionale sui giovani.
Dei 47 giocatori impiegati, 18 sono stati gli esordienti. Barella e Sensi sono diventati con Mancini punti fissi della rinascita, Zaniolo il simbolo della fiducia in giovani non ancora esplosi, Biraghi o Piccini l'esempio di come anche nelle pieghe del grande calcio si possano trovare soluzioni utili. L'entusiasmante cavalcata dell'Italia di Mancini prende il via il 28 maggio del 2018, a San Gallo. Prima avversaria l'Arabia Saudita, che a Russia 2018 andrà a differenza degli azzurri: l'avversario resta morbido, l'inizio non entusiasmante nonostante il 2-1 finale, cui partecipa Balotelli destinato presto a sparire di nuovo dai radar di Mancini.
Il primo appuntamento vero è però a giugno. L'Italia è costretta a fare da sparring partner, a Nizza con la Francia e a Torino con l'Olanda tre giorni dopo. La prima finisce malissimo: 3-1 e azzurri surclassati, un segnale della forza dei francesi (saranno poi campioni del mondo) più che della fragilità azzurra. La seconda si risolve in un 1-1 senza infamia e senza lode.
Passata l'estate, arriva la Nations League: al nuovo torneo pseudo-amichevole il ct non dà peso più di tanto, ma quando a inizio settembre prima il pari con la Polonia a Bologna (1-1 con Jorginho su rigore che rimonta Zielinski) e il ko a Lisbona con il Portogallo (1-0 siglato da Andrè Silva) mettono l'Italia a rischio retrocessione, Mancini decide di cambiar marcia. La svolta, a Genova contro l'Ucraina. La partita diventa anche un omaggio alle vittime del ponte Morandi; l'1-1 firmato da Bernardeschi e Malinovskiy nasconde invece la trasformazione da un timido 4-4-2 a un arrembante 4-3-3. Nel quale più che il tridente d'attacco a dare il ritmo è il centrocampo Verratti-Jorginho-Barella, presto integrato da un sorprendente Sensi. E da li' che parte la vera e propria cavalcata azzurra.
Pochi giorni dopo Genova, il 14 ottobre, l'Italia vince in Polonia (1-0, gol di Biraghi nel recupero) ed evita la 'retrocessione' in Nations League. La vittoria nel girone sfuma per il mancato successo sul Portogallo a Milano, il 17 novembre, a un anno esatto dalla nottataccia col la Svezia. E' ancora una volta 0-0, ma la musica è cambiata. E infatti la nazionale dà il via alla serie ininterrotta di vittorie.
Il 20 novembre 1-0 agli Usa a Genk, in amichevole, poi col nuovo anno cominciano le qualificazioni ed e' filotto. Si parte il 23 marzo del 2019 a Udine, 2-0 alla Finlandia: gol di Barella e di Kean, primo millenial a segnare in azzurro. Più destino di così. Tre giorni dopo il 6-0 al Liechtenstein a Parma è facile ma perfino stretto. A giugno, il giorno 8, trasferta ad Atene contro una delle due rivali del girone per la qualificazione: ma la Grecia di Manolas si scioglie in 10', tra 23' e 33' del primo tempo. Il 3-0 cancella le ambizioni elleniche, ma mostra anche una nazionale brillante come raramente nelle qualifiche. Tre giorni dopo, a Torino, si completa il cerchio: 2-1 alla Bosnia, altra rivale accreditata, in rimonta dopo il vantaggio di Dzeko.
Insigne e Verratti lanciano gli azzurri in testa al girone da soli. Passata l'estate, neanche il tradizionale rodaggio settembrino ostacola la corsa di Mancini. A Erevan è 3-1 sull'Armenia di Mikhtaryan che con la Finlandia e' diventata la vera antagonista: partenza ad handicap, per un gol di Karapetyan, ma poi è Italia travolgente, con Belotti, Pellegrini e un autogol del portiere, più un annullamento per fuorigioco inesistente al centravanti granata.
Subito un'altra trasferta a Tampere, e l'Italia fa 6 su 6 nel girone battendo 2-1 la Finlandia: gol di Immobile, pari di Pukki su rigore, penalty decisivo di Jorginho. E soprattutto un dominio nel gioco e nelle occasioni come di rado si vedeva nelle qualificazioni azzurre. Poi, nella notte dell'Olimpico, la certezza di Euro 2020. Tra Mancini e il record di Pozzo c'è solo la trasferta di martedì in Liechtenstein.
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Euro 2020, Mancini corre veloce e insegue il record di Pozzo
Rifondazione azzurra a passo di carica, qualificazione in anticipo
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