
“Pensi che questa è stata una delle prime costruite con una struttura in ferro a sostegno. Peccato che recentemente abbiamo visto gli operai bucare questo cassone con dei trapani e sa che cosa é uscito, per giorni? Acqua, il che ci fa temere che questo cassoni siano pieni di acqua, che non va d’accordo con il ferro perché arrugginisce”.
La raccolta di reperti caduti dal ponte si arricchisce di mese in mese: Giancarlo conserva in una scatolina di cartone tondini di ferro, un pezzo di cemento staccatosi perché deteriorato dal ferro arrugginito che si è gonfiato. Oltre al danno poi c’è la beffa: nelle loro proprietà private, nei dodici metri laterali rispetto ai piloni, non possono costruire neppure una pergola senza il permesso di Autostrade, “che vorremmo pure che ci pagasse la tassa sull’ombra per il viadotto che ci tiene a riparo forzato dal sole. Una tassa che un qualsiasi bar o negozio deve pagare ad esempio se installa una piccola insegna nel suo esercizio. Autostrade la paga? A noi non arriva nulla, mentre sappiamo che anni fa in residente di Roma vinse una causa e se la fece riconoscere” ricorda Bruno Ferretti.
Il racconto dei residenti passa attraverso “pioggia di sassolini sull’auto una volta che asfaltarono il viadotto, e chiamammo la Polstrada che intervenì e allora Autostrade mi riconobbe il risarcimento per la riverniciatura” ad altre storie come le auto di una concessionaria vicina al viadotto, che vennero sporcate di di blu durante la verniciatura del viadotto, e anche in quel caso Autostrade dovette pagare. Per non parlare della caduta di cascate di acqua quando piove e nei giorni successivi. Che fa persino desistere dalla volontà di piantare due patate in giardino “perché l’acqua che cade sull’erba dal viadotto è sporca e inquinata”. Per non parlare della paura a prendersi un po’ di sole perché chissà che cosa potrebbe cadere in testa.
Uno sfinimento a cui i residenti non riescono quasi più a far fronte.
IL COMMENTO
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