Il tentativo lobbistico di far modificare in parlamento le norme sulla concorrenza nei porti che oggi vietano di accorpare terminal che trattano le stesse merci per avere maggiore competitività rischiano di far saltare equilibri molto delicati. In questo caso addirittura è un’operazione che mira, ancor di più, a creare una società unica tra gli azionisti dei due terminal con sede in Olanda che cancellerebbe i due concessionari distinti e metterebbe sotto un unico soggetto estero il controllo di due banchine determinanti per lo sviluppo del Porto di Genova.
Per fare questo accorpamento, che a oggi è contrario alle normative vigenti, l’autorità di sistema portuale ha interpellato il Mit e l’onorevole Roberto Cassinelli ha depositato un emendamento per abolire le norme che vietano tali operazioni aprendo a nuovi assetti del tutto imprevedibili che tolgono ulteriore potere alle ADSP di tutta Italia. Non capisco perché Cassinelli si sia occupato di questa vicenda così delicata e molto mirata a un’operazione specifica tutta genovese/olandese e se ha valutato bene gli effetti, spero vorrà chiarirci il suo pensiero in merito.
Sech è da sempre un terminal che dovrebbe essere destinato alle crociere. Performa molto poco, si divide già traffici con Psa per stare in piedi, sarebbe interessante verificare il suo piano di impresa come sia rispettato o meno. E nel contempo c’è già stato uno scambio di azioni di minoranza tra i due terminal che però dovrebbero, per l’antitrust, vivere senza approfittare dell’incrocio azionario di minoranza dovendo quindi mantenere totale indipendenza in ogni settore. La fusione invece andrebbe a mettere a rischio occupazione, come denunciano i sindacati, altererebbe equilibri con altri terminal avvantaggiando questo nuovo soggetto rispetto agli altri e consentendo prezzi più competitivi all’interno dello stesso sistema portuale. Terrebbe bloccata la banchina del Sech nell’area del Vecchio Porto che è la naturale banchina crociere di cui la città avrebbe assoluta necessità, e che sarebbe auspicabile andasse a completare il Porto Vecchio dedicandola integralmente a Crociere e Traghetti.
Sono le nostre banchine che stanno prendendo strade indecifrabili. Sono banchine del nostro porto, non dei concessionari che le hanno in gestione per anni ma restano un bene pubblico. Il loro destino in un sistema come Genova dove porto e città si integrano totalmente noi dal porto ci aspettiamo crescita di posti di lavoro e attività sulle banchine che diano più ricchezza anche alla città. Per questo i terminalisti devono essere controllati e indirizzati da Adsp, non è accettabile che si provi a Roma di modificare le regole del gioco in corsa per meri fini di interessi privati. Quanto accade in porto e si riflette fuori deve essere propedeutico al bene dell’intera città e non deve alterare equilibri e concorrenza all’interno del sistema portuale.
Forse non capivo bene quando due settimane fa il presidente dell'Autorità portuale Paolo Emilio Signorini nell’intervista a me rilasciata diceva che "i rischi che il concedente sia catturato dal concessionario esistono, anche perchè spesso le concessionarie hanno una potenza di fuoco in termini economici e di lobby non indifferenti". Ma quei 'poteri forti' non devono poter condizionare negativamente le regole della concorrenza in essere la crescita del nostro porto che deve portare anche come conseguenza riflessi positivi sull’occupazione e sull’economia dell’intera città.
*Maurizio Rossi, componente Commissione Trasporti Senato XVII Legislatura
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Fusione Psa-Pra' con Sech-Sampierdarena: a rischio equilibri porto, occupazione e città
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