La cifra politica l'hanno data gli attivisti. In molti, con tanto di cartello, hanno detto la loro sul grande nodo delle Regionali: "no alle alleanze". Dalla piazza di Roma, il Movimento 5 Stelle punta i riflettori su Genova dove l'assemblea degli attivisti deve esprimersi davanti a parlamentari e facilitatori, che riporteranno al capo politico Vito Crimi il "mood" degli attivisti. Quello dei parlamentari è invece chiaro: sei eletti in Liguria su otto sono favorevoli a un'intesa con i Dem sul nome di Ferruccio Sansa.
Nel punto più basso del suo consenso dalle elezioni 2018, il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio ha rispolverato l'orgoglio della piazza con una manifestazione "pre-congressuale", in fondo, in scena in una gremita piazza Santi Apostoli. Gli organizzatori parlano addirittura di diecimila persone che hanno rispoleverato il grido "O-ne-stà" e gli slogan anti-casta. "Mai più privilegi" si sentiva urlare in ogni lato. In quella stessa piazza Beppe Grillo nell'aprile 2013 aveva chiamato alla protesta per la rielezione di Giorgio Napolitano. Ma ora è tempo di "congresso", in vista degli Stati Generali.
L'applausometro incorona l'ex guida politica Luigi Di Maio, che si è presentato con Alfonso Bonafede sul palco difendendo la riforma sulla prescrizione. "Non cediamo ai provocatori", ha avvertito il Guardasigilli, mentre Crimi elencava le leggi "intoccabili": spazzacorrotti, abolizione dei vitalizi, prescrizione, reddito di cittadinanza. I tre, poi, sono scesi dal palco per la foto finale. Ma a salire in cattedra è stata anche Paola Taverna. La senatrice , secondo i rumors interni al M5s, potrebbe presentarsi per la successione di Di Maio. Il suo intervento è stato lungo, applaudito, in perfetto stile romanesco.
E' l'urlo della vecchia guardia, del ritorno alle origini delle contestazioni ai giornalisti come la Iena Filippo Roma. L'urlo sul quale Taverna ha cercato di riunire governisti e "populisti" per lanciare la sua candidatura. Quella che doveva essere la piazza della senatrice è stata, anche e forse soprattutto, la piazza di Di Maio. "Noi siamo qui per chiedere istituzioni all'altezza", ha sottolineato il ministro degli Esteri mentre la folla gli urlava "non mollare".
Tra i ministri hanno parlato Di Maio, Catalfo e Bonafede. Ma anche Patuanelli e D'Incà hanno risposto all'appello, lasciando le auto blu e tornando semplici portavoce. Il governo, però, non si tocca. ""Deve andare avanti fino al 2023", assicurano i pentastellati. E le alleanze? "Sui temi, non strutturali", media Patuanelli. Ma questo non è stato il giorno dei governisti, ma il giorno in cui il Movimento 5 Stelle è tornato al passato in vista di un futuro incerto. Dove, fra qualche giorno, piomberà anche la variabile Alessandro Di Battista. Mentre la decisione sulla Liguria avrà effetti anche su quella, ancor più delicata, per la Campania. Il vero e proprio terreno di sfida tra Fico e Di Maio in vista dei prossimi Stati generali a 5 Stelle.
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M5s, dalla piazza di Roma un memo per Liguria e Campania: "No alle alleanze"
Nel punto più basso del suo consenso dal 2018
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