cronaca

Su Primocanale
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Aldo Gastaldi, il comandante partigiano Bisagno è il protagonista della quinta puntata di Terza, le Storia di Genova che va in onda stasera su Primocanale (ore 18.15/19.30/20.45/22.30). Gastaldi, nato a Genova nel 1921, era sottotenente del Genio di stanza a Chiavari quando all’armistizio entrò nella clandestinità partigiana e contribuì alla formazione della divisione Cichero.


Spiega il professor Giovanni Battista Varnier come Gastaldi “sia diventato una figura mitica della lotta partigiana. Non tanto come politico, che non fu, ma come stratega, con una forte ascendenza sui suoi uomini. Fu un vero capo anche se aveva poco più di vent’anni. In una divisione tutta di giovani. Il più anziano era Marzo Canepa che aveva partecipato alla guerra di Spagna”.
La sua figura di partigiano cattolico e coraggioso finì per creare frizioni con i partigiani comunisti che erano la maggioranza della Cichero. Tanto che quando morì nel dopoguerra in un banale incidente stradale sulla Gardesana (era salito sul cassone del camion e in seguito a una brusca sterzata, Bisagno precipitò e fu schiacciato dall’automezzo) furono avanzate illazioni che fosse stato ucciso dai partigiani comunisti. Tesi che non trovò mai conferme storiche , ma che diventò il nucleo centrale del libro di Giampaolo Pansa Uccidete il comandante Bianco, suscitando molte polemiche.


Spiega lo storico Paolo Battifora che “quelli di Pansa non sono libri storici, perché privi di note e affidati a dichiarazioni di presunti testimoni o confidenti peraltro inesistenti. Polemiche nate nell’infuocato clima della guerra fredda. Noi abbiamo in archivio le uniche testimonianze reali sul fatto, quelle dei partigiani che erano con lui e che raccontano di un tragico incidente”.
Pansa grande giornalista fu di ben altro avviso. E il giornalista Gigi Moncalvo in una trasmissione dell’emittente Alessandria Oggi sostiene presentando il libro: “Pansa racconta che Bisagno andava eliminato perché partigiani bianco, cattolico non comunista che aveva una eccezionale capacità di aggregare consensi. I partigiani comunisti accumularono armi che dovevano servire per sovvertire il potere una volta finita la guerra e fare dell’Italia una nuova Jugoslavia. In quel periodo ci furono vendette da parte di partigiani comunisti contro sacerdoti e professionisti cioè una possibile nuova classe dirigente , ma anche molti delitti perpetrati dai fascisti”.


Tesi contestata vivacemente da Mino Ronzitti presidente dell’Istituto storico della Resistenza”:”Il libro di Pansa – ebbe a dichiarare Ronzitti – fu costruito con una narrazione da romanzo di appendice, tante dicerie mentre noi abbiamo il racconto dei testimoni oculari”.
Al di là della polemica che ogni tanto qualcuno rispolvera, l’arcivescovo di Genova ha avviato lo scorso anno il processo di beatificazione del grande comandante partigiano.

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