ArcelorMittal richiama i lavoratori di Genova in fabbrica dopo due giorni di procedure di sanificazione, ma mancano mascherine e dispositivi di protezione. Così i rappresentanti sindacali invitano gli operai a uscire e fanno un esposto all'autorità giudiziaria. E' successo nello stabilimento ex Ilva di Cornigliano. Il comitato di applicazione del protocollo anti-coronavirus, costituito nei giorni scorsi, ha verificato la mancanza di mascherine per i lavoratori della mensa e ha manifestato all'azienda la propria contrarietà al rientro in fabbrica anche di una minima parte di personale.
"L'azienda ha richiamato al lavoro personale di reparti in cui non sono state avviate le pulizie e non ci sono dispositivi per la protezione individuale. Per questo i lavoratori hanno abbandonato la loro postazione", aggiungono i sindacati. "Vogliamo garanzia e sicurezza per tutti i lavoratori. A oggi 260 sono in malattia, a dimostrazione che c'è un timore diffuso. Abbiamo già fatto tre giorni di sciopero e non capiamo perché altre grandi aziende genovesi stanno chiuse due o tre settimane per la sanificazione degli ambienti, mentre noi siamo stati fermi solo due giorni. E' evidente che questo tempo non sia sufficiente per mettere tutto in sicurezza. Oggi hanno chiamato metà stabilimento a rientrare ma le forme di salvaguardia sono state in gran parte eluse", ha spiegato all'agenzia Dire Fabio Ceraudo, delegato Uilm e consigliere comunale del Movimento 5 Stelle.
Così è stato presentato un esposto alla procura e alla Asl per il comportamento di Arcelor Mittal che ha richiamato al lavoro alcune decine di operai nello stabilimento di Genova nonostante il parere negativo del comitato paritetico che ha supervisionato la sanificazione degli impianti. Lo ha presentato la Rsu dello stabilimento. Il comitato paritetico era stato creato giorni fa nell'ambito dell'accordo tra Mittal e sindacati che prevede la chiusura temporanea della fabbrica utilizzando la cig prevista dal Governo per sanificare.
E dopo l'esposto alla procura, arriva anche lo sciopero. L'Rsu dello stabilimento ha deciso di incrociare le braccia, con effetto immediato e fino alle 7 di lunedì 23 marzo, "contro l'arroganza dell'azienda e della direzione che continua a chiamare i lavoratori in fabbrica senza aver verificato tutte le condizioni igienico-sanitarie dello stabilimento". I rappresentanti sindacali condannano "l'atteggiamento della direzione, insensibile all'emergenza sanitaria nazionale e alla sofferenza del popolo italiano".
DONAZIONE ALL'OSPEDALE SAN MARTINO - I lavoratori dello stabilimento ArcelorMittal di Cornigliano e quelli in cassa integrazione hanno donato 3.000 euro all'ospedale San Martino di Genova. "Lavoriamo in una multinazionale che, con nove miliardi di liquidità, non compra nemmeno le mascherine per i lavoratori e dimostra completa insensibilità al dramma che Genova sta vivendo- spiegano le rappresentanze sindacali unitarie- noi siamo un'altra cosa e cerchiamo di fare quello che possiamo. Per questo motivo, abbiamo deciso di partecipare alla raccolta #genovapersanmartino donando 3.000 euro per contribuire ad affrontare l'emergenza sanitaria".
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Ex Ilva, ArcelorMittal richiama i lavoratori a Genova ma mancano i dpi
E' successo nello stabilimento di Cornigliano
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