Prandelli: "Non penso al calcio, ma a chi muore senza poter ricevere un saluto"
L'ex tecnico del Genoa è di Orzinuovi, novanta vittime del Covid-19 in tre settimane
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L'ex tecnico della Nazionale e del Genoa Cesare Prandelli, bresciano di Orzinuovi, ammette: "Vivo questi giorni con profondo dolore. Mi fa male pensare che una persona muoia sola, senza un ultimo saluto. Associo il calcio - dice al settimanale Piazza Levante - al divertimento, alla gioia: al momento ho repulsione perché non è il suo momento. Ci vuole rispetto per chi ha sofferto. Non si può passare dal cimitero allo stadio in un giorno. Tra un mese, o forse due, spero che saremo diversi, migliori nei nostri rapporti. La società dovrà darsi altre priorità, pensare al futuro dei nostri figli, a risollevare il paese dal punto di vista economico".
"Ho perso un mio grande amico, si chiamava Dalfio: mi seguiva da una vita (è stato anche custode a Collecchio quando Prandelli allenava a Parma, ndr), ci volevamo bene. Il mio pensiero va a medici, infermieri e personale sanitario. Orzinuovi? Novanta morti in venti giorni, una strage".
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